Serve una nuova cultura ed educazione dei Sardi che sappia restituire fiducia, che sappia ricostituire anche biologicamente la gioventù, che renda agevole la residenza nel centro montano, che tuteli l’infanzia, che rafforzi l’istruzione.
Ecco perché bisogna partire da una nuova scuola, una nuova formazione professionale, una nuova università, una nuova e più avanzata istruzione tecnico-professionale, un nuovo sguardo sulla persona, sulla famiglia e sulle cose.
La Sardegna ha bisogno di un grossissimo investimento sulla scuola. Se noi non impariamo nuovamente “a sapere e a saper fare” non riusciamo a produrre ricchezza e non riusciamo a garantire la nostra libertà.
Il decreto sulla buona scuola ha impoverito la scuola, soprattutto quella sarda. Dobbiamo uscirne. E per farlo, dobbiamo anche conquistare i poteri per governare la scuola.
Non è possibile che si decida che in Sardegna una scuola debba avere almeno 300 alunni in una regione che ha 272 comuni sotto i 3000 abitanti.
Dimensione e organizzazione della scuola sono affari nostri.
Bisogna investire sulla scuola per investire sul futuro dei nostri figli e della nostra Isola.
NON DA SOLI, MA DA SARDI
PER CAMBIARE QUALCOSA, CAMBIAMO TUTTO