Ieri il manager dell’Ats Fulvio Moirano ha rilasciato un’intervista di perfetta ipocrisia, un modello di dissimulazione che andrebbe studiato sul piano giornalistico e retorico, un testo di effimero maquillage etico dopo la bardana delle nomine.
Il senso è più o meno questo: “Decido io, la politica non c’entra e lo faccio secondo le procedure di legge. Chi dice il contrario è in malafede”.
Iniziamo dalla malafede.
È giusto che il controllore di Moirano, il direttore generale dell’Assessorato alla Sanità della Regione Autonoma della Sardegna, partecipi a una selezione per direttore di presidio ospedaliero indetta dal suo controllato, il dott. Moirano?
No, non è giusto.
È permesso dalla legge?
Sì.
L’innocenza legale è innocenza morale?
No. La storia è ricca di colpevoli impuniti, innocenti legalmente, ma colpevoli moralmente.
Che dire poi se il metodo del controllore che partecipa alle selezioni del controllato non è un caso isolato ma ripetuto?
In questa legislatura abbiamo avuto il primo capo di gabinetto dell’assessore Arru divenire prima commissario Asl e poi direttore di struttura complessa.
Poi abbiamo avuto il secondo capo di gabinetto dell’assessore Arru che anche lui è diventato, sottoponendosi alle selezioni del controllato Moirano, direttore di struttura complessa.
Ciò che è ripetuto, è metodo.
Chi doveva controllare l’operato di Moirano?
L’Assessorato alla Sanità, che però sottoponeva i suoi vertici alle valutazioni del controllato Moirano.
Non servono altre parole.
Si chiama questione morale.