Venite a Macomer sabato prossimo a parlare di libertà. C’è bisogno di sentire storie di uomini liberi. Questa è la storia di 4 sardi che hanno subìto per 27 anni un processo per droga rivelatosi totalmente infondato, basato su pentiti e agenti infiltrati. Questa è la storia di che cosa succede in un’Italia che vuole abolire la prescrizione e fare della Polizia e della Guardiabdi Finanza un sistema di spionaggio di Stato dei cittadini. Questo è un altro motivo per votare per la Nazione sarda, per dire che esiste un modo diverso di essere civili e liberi.
Tutto inizia nel dicembre del 1991: un pentito, un romano realmente implicato in traffici di droga, collabora con la mobile di Roma e dichiara di conoscere un vasto traffico di droga di cui gli algheresi erano i dettaglianti e i romani i grossisti. La Polizia e la magistratura procedono con un’operazione in grande stile: arresti e comunicazioni giudiziarie.
Si va di fronte al Giudice per l’udienza preliminare solo nel 1995, ma il Gup respinge la richiesta di rinvio a giudizio e rinvia le carte al Pm.
E qui entra in gioco l’Italia una, sacra e indivisibile: nel tragitto dal Gup alla Procura di Sassari buona parte delle carte spariscono, ma a quanto sembra nessuno se ne accorge.
Solo nel 2010, dopo una verifica interna, la Procura deposita il fascicolo di fine indagini: sono passati 19 anni.
Nel luglio 2011 il Gup decide di rinviare tutti a giudizio. A novembre 2017 la sentenza per i quattro imputati: assolti perché il fatto non sussiste. La sentenza è diventata irrevocabile il 31 marzo 2018. Ma la cosa più grave è ciò che c’è scritto nella sentenza. Lo ha comunicato l’avv. Paola Pilia al quotidiano Il Dubbio: «Nonostante fossero decorsi i termini della prescrizione – spiega al Dubbio l’avvocato Paola Milia – i giudici sono entrati nel merito, spiegando che questa banda non è mai esistita. Si è trattato, invece, di una sorta di invenzione di alcuni confidenti e di agenti sotto copertura, che però non hanno mai portato le prove della sua esistenza». Secondo quanto si legge in sentenza, le testimonianze sono risultate vaghe e insufficienti e «nulla è poi emerso con riferimento al delitto associativo». Ma non solo: di alcuni dei soggetti indicati come promotori del traffico «non è emerso neppure il nome nel corso dell’attività istruttoria».
Ovviamente gli avvocati hanno chiesto un indennizzo: pensate, a ciascuno degli imputati andrà una somma tra i 16000 e i 18000 euro.
Spero sia chiaro a tutti che bisogna porsi il problema delal vera natura dello Stato italiano, delle sue perversioni coperte dall’ideologia buonista dello Stato nato dalla Resistenza. Non è vero: lo Stato italiano ha un fiume carsico di autoritarismo che riemerge ciclicamente e che si esprime compiutamente nei suoi apparati repressivi che oggi stanno conquistando il consenso per esercitare un controllo millimetrico delle libertà personali, come dimostra la vicenda dell’abolizione della prescrizione. Processi eterni, persecuzioni eterne di apparati contro singoli. Possiamo pensare di costruire uno Stato diverso, una Nazione più civile? Certamente sì, la Sardegna. Ricordiamoci sempre di votare dal 6 al 16 dicembre: www.primarias.eu, segui il pulsante Vota e in due minuti cambi la storia.