Bisogna dire con molta chiarezza che in Sardegna in questi cinque anni c’è stato una sorta di golpe bianco in sanità.
Il Consiglio regionale, il Parlamento dei sardi che detiene il potere legislativo, ha varato la legge fondamentale di organizzazione della sanità sarda, che si chiama Rete ospedaliera; la Giunta ha scelto di non applicarla.
Oggi in Sardegna gli atti aziendali che governano la sanità sarda non sono conformi alla rete ospedaliera approvata, sono conformi a una delibera di Giunta e alla volontà del combinato disposto Moirano-Sechi-Arru (la sequenza non è casuale).
Ma c’è di peggio sul piano della coscienza nazionale dell’attuale governo sanitario sardo.
La Giunta ha sottoposto alla valutazione e approvazione del Governo italiano anche ciò che è di sua stretta competenza, cioè materie e argomenti rispetto ai quali non vi era e non vi è alcuna necessità di approvazione da parte del governo italiano. E il Governo italiano giallo-verde, scoperto un nuovo umile servitore, da servo lo ha trattato.
C’è bisogno di sapersi Nazione per difendere i propri interessi anche da se stessi.
In questo quadro, quanto accaduto ieri in Commissione sanità (perfettamente denunciato dal nostro Augusto Cherchi), con il Consiglio regionale che delega la Giunta a predisporre senza il parere del Consiglio e senza applicare la rete ospedaliera approvata, la riconversione dell’offerta assistenziale degli ospedali pubblici e privati e la contestuale ripartizione dei posti letto nella rete ospedaliera, è la dimostrazione di quanto sia urgente dire Sì alla Nazione Sarda e così affermare che sappiamo riconoscere i nostri interessi e sappiamo difenderli anche da quei sardi che non hanno alcun pudore a usare impropriamente il potere temporaneo di cui dispongono.
Questi fatti – una Giunta che non applica palesemente le leggi votate dal Consiglio e un Consiglio che, in confusione, fa fare, a due mesi dalle elezioni, un atto importantissimo in violazione delle sue leggi – oggi sui giornali finiscono tra le notizie di rango inferiore. Viceversa fanno notizia le indiscrezioni. Non è la prima volta. È da mesi che entrambi i giornali raccontano indiscreti, cioè annunci di fatti, e non fatti. Faccio un esempio?
Alle nostre Primarias ci sono già due candidati: Matteo Murgia e Antonio Sardu. Avete visto un loro profilo da qualche parte?
No, silenzio assoluto.
Noi abbiamo organizzato le prime votazioni on line d’Italia con una piattaforma verificata dalle autorità competenti, l’avete vista descrivere adeguatamente sui giornali?
No, si parla di fantasiose primarie di altri partiti mai organizzate e non organizzabili a 60 giorni dalla presentazione delle liste.
Si è parlato di 130 sindaci indipendenti pronti a scendere in campo e poi questi si sono volatilizzati nel percorso. Qualcuno si è occupato di ricostruire come è nata e con quale scopo la falsa notizia? Oppure sono 130 sindaci indipendenti ma tutti iscritti al Pd? E allora che significato hanno?
Cosa c’è dietro le notizie che non sono notizie se non un grande intento propagandistico?
Ieri sono passato in Consiglio regionale a parlare con Augusto Cherchi proprio dell’abiura del Consiglio regionale sulla sanità, e oggi si dice che forse ho incontrato Silvio Lai che non ho visto neanche di striscio.
Se il buongiorno si vede dal mattino, la campagna elettorale sarà un tripudio di tifoserie mascherate che non farà vedere in alcun modo la verità.
Personalmente sto duramente con Giulietti per la difesa della libertà di stampa contro le aggressioni cui la si è sottoposta in questi giorni con insulti degni di un vero rigurgito fascista.
Sto con i giornalisti perché sono cresciuto con l’orrore dell’olocausto e so che è stato preparato prima con il bavaglio posto alla stampa libera e ai giornalisti liberi.
La qualità dell’informazione non può essere in alcun modo il pretesto per limitare la libertà dell’informazione. Trump che dice al giornalista “Fai domande stupide” è l’immagine del potere che non vuole che gli si facciano domande. E invece bisogna sempre difendere il diritto a fare domande, anche quando le si fa male.
Di qualità dell’informazione, però, si può e si deve parlare.
Molti giornalisti non hanno più la passione della verità, si sentono produttori della verità delle cose e una delle false verità per la quale si sta comunque tifando in queste ore, con una straordinaria capacità di penetrazione anche in ambienti indipendentisti, è l’idea che si debba ricostruire il centrosinistra italiano, con un aiutino indipendentista specularmente al Centrodestra: un tavolo con le sigle di partito tutte insieme, che insieme designano un candidato alla presidenza, poco importa se queste sigle siano la stessa sigla moltiplicata per dieci; poco importa che questa sinistra di manipolazione e propaganda non accetti di fare i conti con se stessa e con ciò che ha sostenuto sino ad oggi su tanti temi; poco importa che non sappia contrapporsi alla Lega se non con lo sdrucito repertorio della retorica antifascista, adesso conta solo l’appello all’unità contro gli avversari.
Questo è il vero metodo di disinformazione e di distrazione messo in campo che teme come il fuoco la libera espressione delle persone, la costruzione della Nazione Sarda, il confronto sulle visioni di Sardegna (perché senza una visione, non si può far bene alla Sardegna né governarla e io ancora non ho capito quale sia la visione di questa sinistra della manipolazione permanente). Questa sinistra del gossip strutturato teme di andare a contarsi da sola sulle sue precise responsabilità sulle quali non intende neanche discutere e fare esprimere i cittadini liberamente, vuole vederli invece in fila, controllare chi va a votare, impedire loro l’affermazione che la Sardegna è una Nazione perché questa affermazione è una visione, non un cieco reclutamento contro il nemico e cambia totalmente l’orizzonte politico della Sardegna; la Sinistra di potere non sa cosa fare e cosa dire dinanzi ad un’assunzione così alta di responsabilità.
È possibilissimo che tutto questo abbia successo perché le ragioni dei partiti non sono le ragioni dei singoli, ma ai singoli è sempre lasciata la splendida forza della propria libertà e delle proprie ragioni.