La recita Ieri in Consiglio regionale è andata in onda una recita.
Da una parte il centrosinistra unito nella funzione di avvocato d’ufficio della sanità sarda, contestata ufficiosamente da moltissimi consiglieri regionali della sinistra, ma difesa ufficialmente in formazione a testuggine in nome di non si capisce bene che cosa.
Dall’altra il centrodestra che per paura del ruolo politico del Partito dei Sardi salva dalla censura l’assessore Arru.
In mezzo noi, a dire la verità su una sanità che non funziona e che solo i ciechi possono dire che funzioni.
Noi pensiamo che i sardi sappiano vedere e capire.
Ieri il centrodestra e il centrosinistra si sono alleati per salvare l’attuale sistema sanitario. Hanno svelato la loro complicità al ribasso.
Noi additati dalla Lega e da Fratelli d’Italia come avversari, siamo orgogliosi di vederli schierati a fianco dell’assessore Arru. Noi siamo dall’altra parte. Noi siamo tra quelli che licenzieranno il sistema Moirano, che è un vero sistema di potere ramificato (non quello ideologico ipotizzato da tre anni a nostro carico da settori ben determinati e ideologicizzati degli apparati dello Stato che stanno aspettando il clima elettorale per mandarci il consueto e atteso avviso di garanzia) che vogliamo smontare integralmente.
Noi possiamo dire che se vinceremo le elezioni in sanità sarà una rivoluzione mai vista. Nessuno di loro può dirlo più.
Giudicheranno gli elettori. A Ottana qualcuno ha gridato: “Rivoluzione”. Ad Abbasanta non lo griderà nessuno perché è già in atto.
Il suicidio comunicativo Ieri il Partito dei Sardi ha difeso la sanità come interesse nazionale, oltre ogni intruppamento, oltre gli ordini di scuderia, oltre ogni strategia elettorale di retroguardia.
Infine ha fatto la sua comparsa l’autonomismo di maniera, quello che dice ‘è tutta colpa del ministero’, dopo che per tre anni, dopo la pubblicazione della sentenza 125/2015 della Corte Costituzionale, la Giunta ha preferito accucciarsi ai piedi del ministero e non far valere i diritti e i poteri che persino la Corte Costituzionale riconosce alla Sardegna.
Non avere un pensiero chiaro, sicuro e personale, porta settori della Giunta al suicidio comunicativo. Si sceglie di far sentire più forte la voce sulla menzogna della sanità (la menzogna consiste nel dire che la sanità va bene) piuttosto che ripetere ai sardi che, per esempio, nell’ultimo triennio la Sardegna è la Regione che è cresciuta di più in termini di Pil tra tutte le regioni del Sud; piuttosto che ripetere che la Sardegna ha investito in sicurezza negli ultimi 4 anni quasi un miliardo di euro, senza aspettare al tragedia del ponte Morandi; piuttosto che far notare che gli occupati sono cresciuti nel secondo trimestre 2018 (cioè nel trimestre non ancora pienamente turistico) di 24mila unità; piuttosto che far notare che sono diminuiti gli inoccupati; piuttosto che far notare che i Centri Servizi per il Lavoro stanno cominciando a lavorare e far reiscrivere la gente alle cosiddette liste di collocamento; piuttosto che far notare che la Sardegna è l’unica regione d’Italia che ha fatto la riforma dei Centri Servizi per il lavoro. Essere subordinati a Roma porta a vestirsi a lutto se Roma perde e a non accorgersi neanche delle proprie vittorie.
Questo è il limite dell’autonomismo: chiedere permesso a Roma per essere felici e capaci, fino al punto di non accorgersi di esserlo già.