Il dibattito politico italiano è riuscito a iscrivere anche nelle coscienze dei sardi il tema dei migranti e ci è riuscito a tal punto che si parla più di loro che del fisco, dei trasporti, del lavoro, che sono interessi nazionali sardi (insieme a tanti altri). Bisognerà parlarne anche a Tramatza.
Il tema dei migranti sta diventando dunque confine politico ma, come al solito, all’italiana, sul sentito dire, sugli slogan. Nei bagni della mia università qualcuno ha scritto: “Fuori gli slogan dall’università”. Come si vede, qualche timida reazione al clima di mistificazione e semplificazione comincia a vedersi anche nelle latrine.
La frontiera: Sui migranti, prima di tutto, occorre sapere se sono un problema di frontiera (Mattarella e Minniti quando il 27 e il 28 giugno sbarcarono in Italia 12.000 persone parlarono di invasione), se lo erano e se lo sono ancora.
Questi i dati. Come si vede si passa da 99.000 persone sbarcate nel 2017 a 20.000 nel 2018. La frontiera è stata chiusa dalla legge 46/2017 che ha convertito in legge il Decreto Minniti. Chi ha chiuso la frontiera sud ai migranti è stato il Governo Gentiloni, facendo prevalere la ragion di Stato sulle ragioni umanitarie e smontando l’attività delle Ong non ritenuta soccorso a mare ma trasporto a mare. Oggi, la frontiera non è più un problema.
Ordine pubblico: gli extracomunitari sono un problema di ordine pubblico? A leggere le statistiche del Ministero degli Interni sembra di sì: è troppo ampia la forbice della percentuale dei reati commessi da italiani e da stranieri per essere interpretato come un fatto occasionale (tuttavia bisogna sempre tenere a mente che in valore assoluto, per esempio, il numero dei violentatori italiani è ancora maggiore di quello degli stranieri, tanto per non dimenticare la portata della nostra emergenza educativa). Che cosa ha fallito? Certamente l’integrazione culturale. Non basta occuparsi del lavoro, dell’alloggio e del vitto. Non basta regolarizzare il rapporto con l’Amministrazione pubblica. Occorre fare mediazione culturale, esplicitare le differenze educative e culturali, aumentare i controlli e le capacità repressive. È evidente che è la percezione di insicurezza che sta generando un clima pericolosissimo su questo problema, un clima di scontro violento. Ma che il problema di sicurezza ci sia è indubitabile (anche secondo Il Sole 24 ore). Ma adesso chiediamoci: questa emergenza colpisce la Sardegna? Per niente, ma proprio per niente. La Sardegna non ha il problema, ma si divide, tifa e si lacera come se lo avesse. Bisognerebbe pensarci sopra.
Viceversa, domani vi racconterò quali emergenze di ordine pubblico e di giustizia ha la Sardegna: ne viene fuori il quadro di un Paese che per metà del suo territorio è impegnato in una guerra fratricida tra sardi fatta di minacce, violenze e quant’altro.