Oggi i giornali pubblicano l’ennesima indagine che dimostra quanto la Sardegna sia la regione più spremuta dal Fisco in Italia.
La domanda è obbligata: ma dopo che si constata questa triste realtà, che cosa si intende fare?
È da un po’ di tempo che si descrivono drammatiche verità e ci si arrende alla loro evidenza.
Questa arrendevolezza è la conseguenza dell’assenza di progetto politico. I dirigenti politici sardi tendono a constatare questa tragica e ormai secolare ingiustizia, ma anche ad accettare, per tollerarla, ossia per certificare la loro impotenza, la giustificazione del Governo italiano: vorrei abbassare le tasse, ma non posso. Tuttavia, i partiti italiani che non possono, ad ogni campagna elettorale, promettono di fare ciò che, appena giungono al governo, dichiarano di non poter fare. I Sardi, i più tartassati, possono accodarsi. Spero di no.
Il tema fiscale, che noi tratteremo come partito domani alle 17.30 nella sala Search del Comune di Cagliari (ingresso da Largo Carlo Felice) richiede coraggio. Gli Sati Uniti sono nati su un tema fiscale. Tutte le lotte di liberazione anticolonialistiche sono nate sui temi fiscali. Parlare di fisco è parlare di libertà. Questo è il motivo vero per cui non si parla fino in fondo del fisco in Sardegna: perché si ha paura di dover parlare di libertà, di poteri, di un nuovo Stato, più giusto e dunque più razionale, cioè nostro.