La Regione comincia a mettere a fuoco il rischio e il danno che deriverebbe dalla frettolosa liquidazione dell’Aras.
Il 18 maggio il Direttore Generale di Laore ha scritto ai liquidatori Aras e a quasi tutta l’amministrazione regionale per contestare sostanzialmente tre cose:
1) la scelta della liquidazione avvertita come frettolosa e molto fugacemente motivata, coniugata con la dichiarata volontà della cessione del ramo di azienda interessato dai rapporti con la Ras e maggiore fonte di ricavi per l’azienda;
2) il rischio di inadempienza rispetto all’intesa firmata tra Ras e Regione per l’assistenza tecnica fino al 2020 e rispetto alla quale Aras ha già ricevuto un acconto rispetto al 2018;
3) il rischio che le scelte dei liquidatori arrechino un serio danno finanziario agli allevatori sardi, per l’impossibilità di erogare risorse europee condizionate dallo svolgimento di alcune attività.
Poco o molto che sia, è un chiaro segnale di un’inversione di rapporti tra la Coldiretti, che non è lo Stato, tanto meno lo Stato sardo, ma un sindacato italiano che vuole impadronirsi della gestione del patrimonio genetico delle razze sarde.
Ovviamente per noi del Partito dei Sardi è un’iniziativa interessante, ma non sufficiente.
Ne parleremo venerdì nella riunione del Direttivo Nazionale aperto al pubblico.