Penso di essere l’unico uomo politico sardo a non possedere il numero di telefono del Venerabile ed Eccellentissimo imperatore Moirano.
Ieri il gruppo del Partito dei Sardi ha presentato questa interrogazione che, in perfetto linguaggio burocratico, e quindi un po’ oscuro, spiega attraverso quale contorto percorso l’Imperatore è riuscito a nominare due ex capi di gabinetto dell’Assessore della sanità in due delle strutture complesse più pagate dell’Ats. Uno dei quali ha partecipato da Capo di Gabinetto alle selezioni in corso, l’altro invece passò da Capo di Gabinetto a Commissario, da Commissario a coordinatore di un’area socio-sanitaria e poi, appunto, a capo di una Struttura complessa di grande spolvero stipendiale.
Personalmente provo un po’ di compassione verso i sardi che cercano le ‘mercedes‘ (da intendersi come ‘rendite’ non come automobili) come al tempo degli spagnoli, perché è l’effetto dell’interiorizzazione di una psicologia della subordinazione che va estirpata con l’educazione più che con la sanzione o con la rabbia. Ne provo molta meno verso Moirano, scelto – certamente non da noi – perché doveva essere il fuoriclasse immune da tentazioni clientelari e invece insediatosi e consolidatosi secondo le peggiori pratiche clientelari locali, italiane e internazionali.
Lasciamo perdere poi lo strabismo giudiziario che scandaglia per mesi e per anni anche il respiro di chi non è iscritto a determinati partiti e invece considera immacolati i principi achei dell’assedio di Troia (da intendersi come acropoli stipendiaria sanitaria).
Noi del Partito dei Sardi abbiamo della sanità un’idea profondamente diversa che parte dal paziente e dai territori, non dalle aristocrazie di camice e di toga; chiederemo agli elettori di poterla realizzare.