We shall over come cantava Martin Luther King e continua a cantarlo nei cuori di noi tutti che eravamo bambini quando lo ammazzarono e ricordiamo i volti tesi dei nostri genitori, gli occhi lucidi, la paura incombente.
Continua a cantarlo anche oggi, quando la stampa conservatrice si impegna nella macchina del fango post mortem ossessionata dalle sue pulsioni sessuali, descritte dell’Fbi di Hoover come incontenibili e orgiastiche, quasi che ancora si creda di poter distruggere un uomo seppellendolo sotto la pesantezza della sua debolezza. Se i tanti eroi e santi della nostra storia avessero dovuto aspettare di essere perfetti per fare del bene, oggi il mondo sarebbe più malvagio.
Anche noi Sardi ce la faremo.
L’importante è non cadere nella trappola di chi ci indica ogni giorno in un altro sardo il nostro nemico.
La Sardegna va ripulita dall’odio reciproco.
Noi guideremo la rivolta dei Paesi della Sardegna a partire da Ottana e con chi ci sta, togliendo anche la nostra bandiera pur di trovarne una che ci unisca, perché dura da troppo tempo la nostra condanna. Dai paesi e dai pastori parte una possibile rivoluzione civile. Ma lo faremo non contro altri sardi, ma contro lo Stato, contro chi fissa le regole della morte lenta e progressiva di una civiltà. E anche in questo caso, lo faremo nutrendoci di competenza e unità, senza farci avvelenare l’anima dall’odio.