Continuo a dire che mancano le garze e l’insulina e che questa brutale ma assolutamente vera realtà (forse derivata dal viziaccio di budgettare a tre mesi) contrasta con la fulgente retorica imperiale e assunzionale di Moirano che, chiamato dall’empireo sanitario per importare nuovi metodi, applica quelli tradizionali dell’egemonia di gruppo in sanità. Piccole nomine crescono sempre dentro il magico camice degli affini. Val la pena parlarne? Ma no, sono sotto gli occhi di tutti, con nomi, cognomi, amicizie, relazioni. È tutto chiaro. Ma i servizi peggiorano: è questo il punto. O meglio: accade anche che quando migliorano, vedi la scelta dell’Azienda Universitaria di Cagliari, di portare qui l’eccellenza della chirurgia sul pancreas, ci sia chi, dalle vette del potere, si lamenta per spirito di protezione autarchica del bisturi oncologico. Che dire? Proviamo pena, pena per chi fa del male alla Sardegna. La prossima volta che il Presidente della Regione ci parlerà di meritocrazia scoppieremo in una fragorosa risata.
Se il Partito dei Sardi avesse fatto la metà delle nomine fatte da Moirano secondo i suoi criteri imperiali (sul cellulare di Moirano non c’è una mia sola chiamata), lo avrebbero incriminato anche per sudorazione abusiva.
Nel frattempo a Oristano registriamo l’ennesima assoluzione perché il fatto non sussiste dell’ennesimo funzionario pubblico che se l’ha dovuta sbucciare fino al processo per un’accusa rivelatasi inconsistente. Se Cetto Laqualunque promette ‘Pilu per tutti’, in Sardegna ‘Un arresto per tutti’ o ‘Un’incriminazione per tutti’ potrebbe essere un buon spot elettorale.
Nel frattempo è salita in cattedra la mitica Corte dei Conti che ha bacchettato la Regione in lungo e in largo, in alto e in basso (leggete l’ottimo resoconto di Aime sulla Nuova).
Pensate un po’ la Corte dei Conti, organo dello Stato, riconosce che lo Stato ha sottratto alla Sardegna 2,6 miliardi di euro dal 2012 al 2016; riconosce che solo nel 2016 lo Stato ha sottratto alla Sardegna 680 milioni di euro; riconosce che la Sardegna si paga da sola la sanità e che il debito sanitario è diminuito non per risparmio ma per aumento del finanziamento; e dopo aver riconosciuto tutto questo e constatato (come gli ha ricordato l’assessore del Bilancio Raffaele Paci) che lo Stato italiano ha imposto alle Regioni i bilanci armonizzati ma si è guardato bene dall’adottare per il proprio bilancio le norme dell’armonizzato, si è impancata a bacchettare anche le scelte politiche della Giunta (quanto in istruzione, quanto in spesa sociale etc etc.).
Mi pare di ricordare alcune frasi cordiali di Pietrino Soddu all’indirizzo della Corte dei Conti, ma anziché ricorrere alla memoria per la retorica politica, bisognerebbe ricorrere a far di conto. Quando ero assessore ho chiesto ripetutamente di computare quanto spende la Regione per la Corte dei Conti e perché. Non mi hanno mai risposto. Chissà che adesso, presi da un impellente desiderio di trasparenza, non si tirino fuori i conti della Corte dei Conti.