Giovedì prossimo la Legge sugli appalti predisposta quando ero ancora assessore dei Lavori Pubblici e concordata con le forze sociali e imprenditoriali verrà esaminata dalla Commissione Lavori Pubblici e poi, il 20 febbraio, sarà esaminata dal Parlamento sardo.
Come si è riusciti a far sì che una legge così importante e dimenticata entrasse in aula?
Lo spiego e lo racconto, ma è semplice.
Ci si è riusciti perché ancora nel ceto politico sardo vi è chi capisce l’importanza dell’unità sugli interessi nazionali legittimi dei sardi.
Il Presidente Ganau ha revocato la sua decisione del «Tutti in ferie per la campagna elettorale». Poteva non farlo; poteva incaponirsi stizzito sulla sua precedente decisione. E invece no. Ha convocato la Conferenza dei capigruppo e ha convocato il Consiglio per il 20. In Sardegna tornare sulle proprie decisioni è un miracolo educativo; è il segno di una capacità di sottrarsi all’orgoglio, alla cocciutaggine, al puntiglio.
Ci si è riusciti perché ha lavorato dietro le quinte il segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca, che ha unito il partito su questa possibilità: regalare alla Sardegna una legge importante, sostenuta da tutti, in piena campagna elettorale.
Ci si è riusciti per il coraggio dei Riformatori e di Forza Italia di uscire subito allo scoperto e di dire apertamente: «Noi siamo pronti, si faccia». Nessuna speculazione, nessun distinguo, solo una chiara volontà di anteporre le esigenze di Stato a quelle della propaganda. Mica semplice farlo in campagna elettorale. Mica semplice farlo dai banchi dell’opposizione.
Ci si è riusciti per il lavoro sotterraneo dei centristi di Oppi che hanno continuato a svolgere quella funzione di connessione tra maggioranza e opposizione che da tempo svolgono quasi in segreto, cioè senza trarne vantaggi elettorali.
Io penso a questi esempi quando parlo di ‘Convergenza nazionale‘. Penso alla realizzazione delle grandi intese in Sardegna, perché credo che per ottenere i poteri, i vantaggi fiscali e la libertà di cui la Sardegna ha bisogno; per riformare stabilmente la sanità e non farla vacillare a ogni legislatura sotto le lobbies mediche che riescono a installarsi all’ombra dell’assessore (adesso la sanità sarda ha anche paura degli interventi sul pancreas e non censisce, come dovrebbe, che fine hanno fatto i poveri pazienti operati in Sardegna); per fare una legge urbanistica e un piano paesaggistico condiviso e stabile, non subordinato né alle imprese né alle tifoserie; per cambiare profondamente la struttura della Regione, le sue abitudini, le sue ruggini, la sua lentezza; per far ripartire la formazione professionale e per fare tante altre cose, è necessaria una grande coalizione alla tedesca che noi chiamiamo ‘Convergenza nazionale’. Solo una alleanza ampia può rifare anche lo Statuto e esigere e difendere che ciò che vi si scrive venga rispettato. Solo una grande unità dei sardi, il fatto più inatteso della storia, può cambiare la nostra storia.