Sia detto senza offesa per nessuno, ma oggi dalla lettura dei giornali si capisce per chi tifano i giornalisti ma non si capisce praticamente nulla di ciò che è realmente accaduto ieri nella riunione della Direzione del Pd.
Noi del Partito dei Sardi, che non abbiamo posto diktat a nessuno e non intendiamo né porne né riceverne, abbiamo varato un documento dopo ripetuti contatti voluti dai vertici del Pd. Poiché il momento è di quelli che segnano la storia, chiediamo cortesemente che ci si risponda con un altro scritto, sia che si tratti di un documento che di una mail riassuntiva della posizione condivisa dall’organo del Pd. Nei momenti delicati occorre non fraintendersi e io stesso non posso ripresentarmi al Direttivo Nazionale senza una notifica scritta ed ufficiale della posizione del Pd.
Quanto alle letture date al nostro documento, trovo che sia stato lillipuzzianizzato, cioè ridotto di scala alle dimensioni del piccolo cabotaggio dello scontrismo di potere.
Il primo punto da noi posto è il seguente: o la bandiera che si mette in campo è la Sardegna e i suoi interessi nazionali o non possiamo stare insieme con nessuno. Si può pensare che questa sia la parte facile dell’accordo, ma può farlo solo chi pensa che sui programmi sia semplice tanto impegnarsi quanto disimpegnarsi. Io suggerisco di non scherzare con noi sulla bandiera.
Mi rendo conto che le abitudini calcistiche portano alcuni cronisti e alcuni politici a personalizzare tutto, per cui si parla di me e non del mio partito. Altro errore.
Noi abbiamo scritto che intendiamo formare una coalizione di convergenza nazionale a trazione indipendentista che non è il centrosinistra ma è più ampio nelle dimensioni e diverso nella natura politica dal centrosinistra, perché ambisce a unire le forze indipendentiste, le forze liberali e le forze laburiste della Sardegna. Abbiamo scritto di voler promuovere un fatto storico inatteso: l’unità massima possibile dei sardi intorno a un programma nazionale. Su questo punto l’unica cosa che stiamo accertando è la disponibilità delle forze politiche a costruire questo itinerario. Si può anche dire di non essere interessati e sancire così percorsi diversi e reciprocamente liberi: la politica sarda non è più bipolare ma policentrica e l’offerta politica dell’indipendentismo democratico e di governo ne è una parte strutturale che per l’appunto sta cercando di far maturare la coscienza nazionale sarda in tutte le appartenenze della attuale cultura politica sarda. Questo è il senso della parte più fraintesa del nostro documento: noi ci sentiamo protagonisti della costruzione di una novità, aperta a tutti, ma pur sempre di una novità non di una ripetizione.