Leggo sul giornale di un imminente colloquio tra me e Fassino. Non ne ho alcun sentore.
Parlo spesso con Giuseppe Luigi Cucca, segretario del Pd della Sardegna, perché siamo amici e perché abbiamo la testa sul collo. Di Fassino ho squilli di tromba da almeno un mese ma niente di concreto all’orizzonte.
Tuttavia non vorrei che si diffondesse un’immagine sbagliata della nostra posizione politica: il Partito dei Sardi non sta aspettando nessuno. La legge elettorale non è stata fatta per garantire un governo, è stata fatta per garantire la rappresentanza ad alcuni e negarla ad altri. È una legge all’italiana: quando non si può vincere, si trucca la partita. Tra le vittime designate vi è la Nazione Sarda, impossibilitata a rappresentare unitariamente e complessivamente i suoi interessi legittimi.
Noi, per reagire a questo stato di cose, abbiamo proposto una Convergenza nazionale dei sardi sui propri interessi.
In sostanza noi proponiamo un accordo tra sardi su punti strategici: fisco e accise, trasporti e infrastrutture (con annessa sostituzione del Presidente dell’Anas e passaggio delle dighe sarde dall’Enel alla Regione), lavoro, insularità, beni culturali, servitù militari, scuola e ricerca. Dopo di che abbiamo immaginato che si prevedano accordi anche di desistenza che consentano la rappresentanza di tutte le articolazioni politiche sarde attraverso sia i collegi uninominali che quelli proporzionali.
Sgombro il campo da equivoci: io non ho alcun interesse personale, non intendo in alcun modo candidarmi alle politiche.
Noi parliamo sul serio di un accordo nazionale dei sardi che consenta a tutti i partiti e movimenti di avere la propria rappresentanza, ma anche di essere uniti da un patto per la Sardegna da far valere nel disgraziato Parlamento che si annuncia all’orizzonte.
È un sogno? Noi sogniamo tutti i giorni e senza sogni non facciamo nulla, tanto meno accordi fallimentari. Se poi i partiti che immaginano di far da soli si facessero due conti, scoprirebbero che un accordo nazionale li garantirebbe più di una scommessa elettorale egemonica.
In questo quadro Fassino è un fatto certo significativo, per dare una mano, ma non decisivo. Decisiva è la nostra capacità di sardi di parlarci e di unirci.