Ieri i giornali italiani erano una vetrina dello stato confusionale in cui versano le classi dirigenti italiane, in particolare quelle dell’area progressista.
Il Corriere della Sera titolava, nell’edizione nazionale italiana, sulla crisi della sinistra, premiando la Boldrini contro un Pisapia dipinto come bollito. Immagino che abbia venduto moltissimo!
Ma il Corriere della Sera di Roma titolava invece su un fatto ben più incidente sulla vita dei romani: 50 autisti dell’Atac finiti in ospedale negli ultimi sei mesi perché picchiati da teppisti di ogni sorta.
Il Fatto Quotidiano riportava solo a pagina 5 un’interessante intervista a Angelo D’Orsi, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino, il quale diceva cose semplici e sagge: nei quartieri di periferia c’è Casapound a fare paternalismo e a promettere la rivoluzione, esattamente come aveva fatto il fascismo. Gli altri partiti non ci sono, non c’è solidarietà, non c’è un luogo di formazione, non c’è amore, non c’è un pensiero sullo Stato, non c’è una visione sull’uomo e sul suo futuro, sui suoi diritti e sui suoi doveri; c’è solo imperante l’ideologia degli apparati dello Stato e degli equilibri finanziari mondiali.
Mentre il mondo progressista italiano si indignava con la Catalogna e con tutti noi indipendentisti democratici fino a fare l’apologia della galera verso chi, come noi, dice che lo Stato italiano, le sue strutture e la sua costituzione sono intaccate nelle fondamenta da una paura radicale della libertà, ecco che sotto sotto l’Italia vedeva riemergere la melma nera, i pugni contro la libertà e la paternalistica carezza per lenire il bisogno. Adesso hanno paura i benpensanti che hanno giocato a rappresentare il popolo, avendo orrore di frequentarne i bisogni e di rispondervi; adesso quei magistrati (non tutti) che hanno passato una vita a incriminare i sindaci e i politici anche solo per aver pensato un qualcosa che avesse solo l’odore del reato, che hanno trasformato il processo nel solo atto dell’accusa badando bene chi incriminare e chi salvare grazie alla prescrizione, adesso scoprono che mentre loro spiavano tutto e tutti, mettevano alla gogna alcuni e facevano santi altri, sotto, nel mondo di mezzo, cresceva di nuovo, grazie anche all’annichilimento di ogni prestigio cui loro hanno concorso con sovrana irresponsabilità, l’esercito nero che conosce una sola giustizia: la propria.
Non sono gli indipendentisti democratici il problema legale dell’Italia. Il vero problema dell’Italia è che non ha mai creduto nel diritto e nella buona fede. È una Repubblica fondata sul sospetto e sullo sgambetto. Il vero problema politico è il riemergere del fenomeno carsico del fascismo cui non si risponde con le solite ricette (tra cui quelle patetiche che si svolgono in queste ore in vista delle elezioni politiche italiane). Bisogna trovare frontiere comuni di profondo cambiamento democratico che schierino le aree liberali, socialiste, solidariste, libertarie e laiche europee contro il riemergere della tentazione demoniaca del potere come dominio necessario all’umanità e non come strumento subordinato alla libertà. Altro che Sinistra e Destra italiane! Il problema è come ci si sente liberi, fratelli, nazioni, ma non fazioni. Il problema è difendere la sacralità della libertà umana.