di Paolo Maninchedda
Non è certo un segreto che una parte dello Stato italiano che io contesto e che mi stava stritolando nella funzione che ho ricoperto fino a qualche giorno fa è l’Anas.
Oggi, finalmente leggo che le perplessità, le obiezioni e l’indignazione che avevo manifestato sulla furbizia usata dall’Anas nel bando da 135 milioni per gli svincoli sulla strada Statale 131 Nord vengono condivisi e manifestati dalla struttura amministrativa del Ministero delle infrastrutture.
L’Anas viene censurata proprio sul bando della Sardegna e da lì il Ministero parte per contestare i bandi simili.
Ecco il testo della lettera.
La notizia è stata data dal Sole 24 ore (quotidiano poco letto in Sardegna) e ripresa dal sito Appaltileaks che ringrazio per avermi avvisato.
Sull’appalto sardo, nel quale, lo ricordo, si è utilizzata la formula dell’accordo quadro, ordinariamente usata per le manutenzioni, per fare invece ex novo degli svincoli, il Ministero (che nel 2015 e nel 2016 aveva consentito l’exploit degli accordi quadro) oggi scrive che il bando pubblicato “è in contrasto con tutto il quadro normativo di realizzazione delle opere pubbliche», e in particolare col Nuovo Codice degli Appalti che ha proprio lo scopo “di realizzare le opere pubbliche sulla base di una progettazione esecutiva (con limitate eccezioni) e di un corrispondente quadro economico al fine di garantire la necessaria qualità tecnica delle opere pubbliche e di dare certezza di tempi e costi di realizzazione». Principi che attraverso l’uso dell’accordo quadro fatto dall’Anas, scrive il Mit, «risultano completamente disattesi”.
Prima osservazione: se l’Assessorato dei Lavori Pubblici della Regione Sardegna avesse osato pubblicare un bando ‘in contrasto’ con tutte le leggi che disciplinano il settore, come minimo avrebbero fatto un blitz con le teste di cuoio in Viale Trento. Con l’Anas no, con l’Anas si scrive e si discute.
Ma continuiamo.
Scrive il Ministero che l’Accordo quadro deve essere limitato “oltre che ai servizi e alle forniture, ai soli lavori di manutenzione o comunque aventi caratteri di ripetività e serialità, ovvero per quei lavori da effettuarsi con una serie di interventi, non predeterminati nel numero, in un determinato arco di tempo”.
Esattamente ciò che aveva obiettato la Regione Sardegna nella nota stampa che aveva accompagnato il trionfalistico annuncio Anas dell’avvenuta pubblicazione del bando da 135 milioni.
Ma il bello arriva adesso. Continua il Ministero, scrivendo che “certamente l’accordo quadro non può essere usato per quei lavori di piccole opere o di più opere racchiuse in un progetto unitario (come nel caso in oggetto). In questi casi bisogna passare per uno specifico bando di gara per individuare l’operatore economico in grado di realizzarlo alle migliori condizioni tecnico-economiche”.
Il Ministero scrive sottolinea infine l’aspetto più inquietante: “l’indeterminatezza dell’oggetto dell’accordo quadro, relativo all’esecuzione di lavori, in assenza di un progetto esecutivo approvato”.
Eccoci qui! Finalmente si sottolinea la scelta dell’Anas di non realizzare progetti esecutivi, scopo invece prioritario del Nuovo Codice degli Appalti, e di produrre bandi che hanno oggetti più indeterminati, i progetti definitivi. Ma ciò che il Ministero non sottolinea opportunamente è che i progetti definitivi degli svincoli della SS 131 Nord erano disponibili nei cassetti dell’Anas dall’ottobre del 2015.
Facciamoci una domanda: ma se l’Anas non sottopone a bando i progetti esecutivi e le migliori proposte per realizzarli, che cosa seleziona con i bandi per gli Accordi quadro?
Do io la risposta: seleziona solo ed esclusivamente la qualità formale dell’offerta dell’azienda.
Poiché l’Accordo quadro viene usato oggi dall’Anas come un tempo si usava l’appalto integrato, cioè l’istituto utilizzato per l’assegnazione dei lotti della Sassari-Olbia, si può verificare se tali selezioni sono efficienti. In quattro lotti su nove le aziende appaltatrici non sono più quelle che avevano vinto l’appalto o perché fallite o perché hanno venduto il ramo d’azienda.
Credo non ci sia altro da dire se non che, dinanzi a queste porcherie di Stato non si dovrebbe far affidamento solo sull’onestà di alcuni alti dirigenti della Repubblica, bisognerebbe guidare una pacifica rivoluzione civile che impedisca che queste cose accadano e riaccadano e riaccadano.
Anas: ora mi danno ragione. Ma non c’è un giudice a Berlino.
Comments on “Anas: ora mi danno ragione. Ma non c’è un giudice a Berlino.
Testo integrale della lettera del Ministero”
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Incredibile!si fanno gare ed affidamenti senza progetti. Le imprese devono sottostare al funzionario di turno che decide sulla loro sorte. Un invito alla corruzione!!!!! Questa è la nuova Italia!
Quindi, secondo la sua mirabile logica, stanco vuol dire morto e zittito? Mi spiace per Lei, sono vivo, stanco e tutt’altro che muto.
Sicuramente mi sono perso qualcosa oppure ho letto male la sua lettera di dimmissioni.
Ma non era stanco ?
Ripeto, mi sono sicuramente perso qualcosa.