ti prego di voler prendere formalmente atto di questa mia lettera, con la quale mi dimetto dalla carica di Assessore dei Lavori Pubblici.
Le mie dimissioni hanno radici personali: sono molto stanco. Le leggi e l’attività tipica dell’ufficio non consentono periodi di riposo per gli assessori.
Ti ringrazio moltissimo per la fiducia che hai riposto in me e non ho niente da rimproverarti.
Non riesco però a liberarmi anche da un senso di solitudine molto profonda, inestinguibile.
È vero che io ho tirato fuori Abbanoa dal tribunale fallimentare, ma Abbanoa non riguarda solo me come Assessore. Invece è iniziato una sorta di tiro al piccione personalizzante, un clima di mistificazioni che celano solo un grande desiderio di ritorno al passato, a quel passato che aveva creato la drammatica situazione che abbiamo affrontato nel 2014. Se si vuole tornare indietro lo si può fare, ma credo che lo si debba fare senza di me. Io porterò al PM Giangiacomo Pilia che mi interrogò appena nominato Assessore i cd con il risultato dei miei anni di lavoro. Da quel giorno in poi saranno altri ad assumersi altre e nuove responsabilità.
È vero che i primi cantieri nelle aree alluvionate li ho aperti e conclusi io con i dirigenti del mio Assessorato. Ma ora sembra che la salvaguardia di Olbia riguardi solo me: i ministeri si prendono tutto il tempo che vogliono, l’Anac pure; altre amministrazioni locali o si contrappongono o non riescono a svolgere i loro compiti e solo una ha dimostrato di avere le competenze e la determinazione giuste. Il rischio idrogeologico o è fronteggiato in modo corale o è una frontiera insostenibile per un solo assessorato e invece abbiamo faticato anche ad avere il personale necessario (che infatti attualmente è insufficiente).
È vero che abbiamo sbloccato tanti cantieri sulle strade sarde, ma è anche vero che la grande questione Anas è lì che incombe sul nostro futuro. Io non accetto che 2 miliardi di euro della Sardegna siano gestiti a Roma da un elefante burocratico tutt’altro che efficiente.
Non accetto che nessuno, dico nessuno, si sia mai chiesto perché gran parte dei lotti della Sassari Olbia siano stati assegnati a imprese che versavano in condizioni disperate. Ed è accettabile che adesso queste stesse imprese che hanno fatto le offerte per vincere gli appalti le vendano ad altri a condizioni sulla cui sostenibilità è sempre legittimo nutrire qualche dubbio? Eppure, nonostante tutte le proteste, tutto prosegue come se niente fosse, con una forte cortina di protezione governativa sull’Anas e nessuno schieramento collettivo sulle posizioni da me rappresentate.
È vero che ho lavorato tanto a mettere ordine in Area, ma è anche vero che, non essendo stupido, so perfettamente di non godere del consenso politico per smontare l’antica e mai sopita articolazione dell’azienda abitativa della Sardegna in sultanati indipendenti coincidenti con i vecchi Iacp. Ho fatto una fatica immensa per fare le prime ristrutturazioni a Sant’Elia e per farne partire delle altre, ma sono drammaticamente solo, immerso in un oceano di burocrazia, di immobilismi standardizzati, di abitudini inveterate.
Voglio anche aggiungere alcune ragioni psicologiche e culturali.
Mi sento particolarmente isolato, all’interno della Giunta, nel percepire come straordinariamente dannosa per la Sardegna la crisi dello Stato italiano. È uno Stato disordinato, violento, immobile, con strutture istituzionali anacronistiche dotate di poteri esorbitanti e interdittivi, che non riesce a produrre ricchezza, che minaccia continuamente le libertà individuali, che ha rinunciato ad investire in educazione, in conoscenza e in solidarietà.
È vero che Giunta e maggioranza, trascinati dal Partito dei Sardi, hanno iniziato a muoversi su terreni nuovi attraverso la legge per l’Agenzia Sarda delle Entrate e i rapporti internazionali (con la Corsica e le Baleari, con l’UE, con la Cina…) ma la gravità delle conseguenze di questa crisi strutturale della Repubblica italiana non è entrata a pieno nell’ordine del giorno e nella coscienza della Giunta, lasciandomi una sensazione di solitudine nel percepire l’urgenza di cambiamenti epocali per noi Sardi.
Sai bene, perché l’ho ripetuto diverse volte, che sogno e lavoro per una rivoluzione pacifica che ponga la questione sarda sotto il titolo di una questione di Stato, di libertà, di autogoverno.
La questione sarda è la questione dello Stato Sardo.
Una sola cosa rende credibili questi ideali: il sacrificio.
Ho patito profondamente, senza darlo a vedere, la faciloneria con cui in diversi ambienti politici, non solo dei partiti ma anche della Giunta, si è sostenuto che in fin dei conti ero pronto a accettare più o meno tutto da parte dei partiti e dello Stato italiano pur di mantenere il mio ruolo. Così, mentre lavoravo con dedizione per dimostrare che i Sardi possono governarsi meglio se si assumono integralmente la responsabilità del loro autogoverno, vi era chi mi rappresentava come un uomo di potere per il potere. Questa campagna per me calunniosa è stata ed è insopportabile.
Mi spoglio di tutti gli incarichi e le responsabilità istituzionali. Da domani riprendo servizio nell’Università, leggo, studio, scrivo e faccio conferenze.
Lo faccio a freddo, senza preparare alcunché.
Sono certo che questo non determinerà alcun problema al prosieguo del tuo governo: il Partito dei Sardi è un Partito dalle spalle forti e con un altissimo senso di responsabilità e penso non ti farà mancare il sostegno per rilanciare la sfida e mantenere l’impegno preso con gli elettori. Ma il partito di cui mi onoro di far parte è un partito di passioni, ricordatelo. Serve un cuore per parlare con loro, serve una bandiera non solo una tabella excel. Parlaci e sicuramente troverai il modo migliore per sostituirmi. Io starò lontano mille miglia dal negoziato. Noi abbiamo teorizzato l’indipendentismo di governo perché sosteniamo che dimostrare di saper fare educhi a far bene e a sapersi autogovernare. Ma abbiamo bisogno che simbolicamente il nostro desiderio di libertà e di autogoverno siano simbolicamente rappresentati. Pensaci.
È solo una scelta personale: voglio riprendere a vivere con ritmi umani e ad insegnare perché l’educazione è la base di qualsiasi rivoluzione e io voglio fare una rivoluzione non violenta, pacifica, serena, ma la voglio fare.
So di darti un dispiacere, ma la decisione è presa.
Ti prego di prenderti cura di alcune cose in itinere che meritano la tua attenzione.
Difendi la Sardegna dall’Anas.
Entro luglio deve essere aperto il lotto 9 della Sassari-Olbia e il Lotto 3 della SS 195.
Porta in Aula la legge per l’Anas sarda e falla votare: senza di me ti sarà più facile. Magari riesci anche a far approvare la legge sugli appalti che invece, presentata da me, si copre di muffa in Commissione senza che alcuno se ne occupi.
Siamo ad un passo dal garantire alla Regione il possesso delle centrali Tirso 1 e Tirso 2. Non mollare la presa.
A fine mese usciranno i primi bandi di progettazione per le piste ciclabili: ti prego di non abbandonare questo grande piano che abbiamo costruito insieme.
I tecnici dell’assessorato stanno ultimando le istruttorie sulla misura 5.1.1. del Por dedicata ai canali tombati. È il primo intervento sulla maggiore situazione di pericolo dei nostri paesi: concludi la procedura.
È pronto il piano dei Porti: alcuni hanno bisogno di interventi urgenti.
È pronto il piano di 100 milioni di euro di manutenzione delle nostre dighe. Adottalo.
Area ha predisposto un piano straordinario di manutenzione della case popolari, a comiciare da Sant’Elia. Ci ho lavorato tanto. Avrei voluto vedere tutte le palazzine popolari circondate dai ponteggi.
Lo farai tu.
Nei prossimi giorni Abbanoa presenterà i bandi per il triennio 2017-2020 per un ammontare di circa 300 milioni: aiutali, non lasciarli soli.
Certo della tua comprensione, ti saluto fraternamente
Paolo Maninchedda
Onorevole, apprendo con piacere che le sue dimissioni sono state respinte. Sinceramente ci speravo perché ho avuto modo di apprezzare il suo spessore umano e la grinta con la quale ha risolto moltissimi problemi.
Le auguro un sereno proseguimento di mandato con la stessa grinta sino ad ora dimostrata.
Un cordiale saluto
paolo ti volevamo presidente, era un pensiero di grande prospettiva per tutta la sardegna, anche quella che non ti ama e forse non ti merita.
ma è anche un pensiero molto egoista, sapendo tutto quel che ti è costata questa parentesi di vita spesa in regione.
anche a te e soprattutto a te dobbiamo non solo gli evidenti risultati di questi ultimi anni, ma anche le norme che hanno decurtato i compensi per i politici regionali, quelle che hanno ridato la dignità del lavoro ai cassintegrati, le leggi che incentivano la nascita di imprese nelle zone deindustrializzate, il recupero del patrimonio boschivo nelle aree a rischio ambientale, la commercializzazione dei prodotti sardi, e tanti altri grandi e piccoli input di cambiamento che ora paiono scontati, ma non lo erano affatto.
ma soprattutto ti dobbiamo (io di sicuro te lo devo) il riconoscimento di un un quotidiano esempio di abnegazione che forse tu vorresti diventasse il paradigma di comportamento per tutti quei sardi che vogliono cambiare la vita della nostra isola. questo esempio è sempre in me, e ti dico grazie, fratello.
hai fatto bene quel che hai fatto, anche adesso, per l’ ennesima volta.
continua la tua-nostra rivoluzione, perchè come dice il poeta di strada hai “tante cose ancora da raccontare, per chi vuole ascoltare, e culo tutto il resto!”
Con il massimo rispetto possibile per le scelte personali, sto più con Virgilio Scanu.
Lei elogia il sacrificio, “l’unica cosa che rende credibili gli ideali di una rivoluzione pacifica che ponga la questione sarda sotto il titolo di una questione di Stato, di libertà, di autogoverno”, salvo poi in sostanza dichiarare (mi permetta) di non poter sostenere detto sacrificio (e la credibilità degli ideali, allora?). Nessuno dubita (io almeno non dubito) che il sacrificio da lei sostenuto in questa esperienza non sia sfiancante, su tutti i piani. Sventurato quel popolo che ha bisogno di eroi, recita il Galileo di Brecht, quindi il suo passo sembra rappresentare (ce ne fosse ancora bisogno) come sventurata è la Sardegna, una cui prospettiva politica di rinascita (mi si passi il termine dal sapore per certi versi ormai sventurato) sembra allora necessitare di un sacrificio così eroico che neanche il suo campione può sostenere. Non avrei voluto da lei l’impossibile, mi sarei accontentato di vederla non bruciarsi così, per troppo ardore, anche al prezzo di vederla raccogliere meno risultati (o gli stessi risultati in più tempo). Non mi intenda per uno che vuole infierire in un momento delicato, nel quale sembrerebbe più opportuna benevolenza e comprensione. È vero che a un certo punto qualsiasi cosa fai prenderai sempre pietre in faccia (lasciare la poltrona, tenere la poltrona; mantenere posizioni isolate e intransigenti, ripiegare su posizioni compromissorie comuni), ma l’impegno si sarebbe anzitutto dovuto intendere tenere duro, al proprio posto, per mostrare che il disegno di portare l’idea di Stato sardo nel Governo della Regione è perseguibile e utile nella sua misura umanamente sostenibile, non è astratta missione impossibile, assegnabile ad eroi solo mitici. Naturalmente lei potrà chiedere, aspettarsi, che altri del suo partito (alla crescita dei quali e del quale lei ha lavorato proprio a questo scopo) la rimpiazzino, raccogliendo e portando avanti la bandiera. Se lei non tornerà sui suoi passi, cosa che a questo punto mi stupirebbe, c’è da sperare arrivi qualcuno del suo partito con lo slancio necessario, ma c’è anche da temere che il suo ritiro, la sua resa, venga avvertito come un “non possumus”, più nel senso di “non possiamo farcela, umanamente”, che in quello di “non possiamo che darci il cambio per andare avanti”.
Ciò detto, mi unisco senz’altro a quanti le porgono i migliori auguri e la ringraziano per l’impegno fin qui speso, che credo da un pezzo avrebbe meritato maggior sostegno (come non pochi passaggi del suo diario di bordo, specie ultimamente, segnalavano, alla fine risultati forse più un incoraggiamento per quanti auspicavano questo epilogo).
Secondo me è l’unica scelta che può fare chi ha una seria volontà di cambiare le cose in Sardegna e, almeno, attuare lo Statuto Sardo, che sarà pure un gattino ma almeno è un punto di partenza. Nessuna autonomia, nessuna futuro federalismo è possibile alleandosi con un partito come il PD che è l’antitesi di ogni emancipazione dal centralismo autoritario.perciò ben venga questa decisione anche se piuttosto tardiva: meglio tardi che mai.
Le tue dimissioni sono un atto di accusa nei confronti di una classe politica incapace di darsi obiettivi e perseguire i risultati. So che mi manchera’il farò della dignità che hai acceso in questa amata Isola. Sono sicuro che continuerai insieme a tutti noi la battaglia della indipendenza.Sarai il Presidente che tutta la Sardegna aspetta.
Caro Paolo, mi spiace, ma comprendo. Spero soltanto che questa decisione, liberandoti dal logorio istituzionale, ti dia la serenità e l’energie necessarie per affrontare quella che è la nostra vera missione: ricostruire la nazione sarda e ridare ai sardi la dignità e la libertà che meritano. A innantis!
La Sua scelta, impopolare per molti, è la più logica per chi conosce la Sua profondità e la raffinatezza nell’ intelletto. Purtroppo, anche le scelte più logiche, talvolta sono le più difficili da accettare. Ci sentivamo tutelati dalla Sua “scomoda” presenza in Regione. E’ pur vero che per poter cambiare le cose, per avere il diritto di prenderci funzioni e risorse, autonomia ( Indipendenza!) in senso stretto, occorreva un gesto non semplice come il Suo. Lei è sincronico con il pensiero del Suo tempo. Se si è sentito solo in Giunta sappia che non lo è nella realizzazione di un sogno comune. Cito Alessandro Baricco: “Accadono cose nella vita che sono come domande, passa un minuto oppure anni e poi la vita risponde”. Ainnantis Prof.!
Leggendo questa lettera ebbene sì mi sono emozionata carissimo presidente Paolo maninchedda, per tanti motivi uno fra i primi l’amore ed il senso di responsabilità per lo stato sardo, la passione nel descrivere con tutta la sua professionalità il lavoro che con tanta dedizione ha svolto nel suo mandato, consegne dettagliate,serie, degne di una grandissima persona con il senso di responsabilità, sarà molto ma molto difficile sostituirla perche poche persone hanno tantissime qualità per poter svolgere un lavoro così impegnativo e così tanto criticato, finché noi sardi non finiremo di criticarci a vicenda e non crederemo in noi tutto sarà più difficile.
Io Gli dico grazie perché tramite i social ho letto tutti i suoi pensieri che mi hanno fatto affascinare del pensiero filosofico che lei è dotato, complimenti e spero che questo sia comunque l’inizio di un percorso per il partito dei sardi che ci porti verso un traguardo d’indipendenza.
Grazie e A innantis sempre con il cuore ❤️
Caro Paolo non posso che essere d’accordo con te e saremmo semore più impegnati a portare avanti, insieme, il nostro obbietivo finale “finzasa a s’indipendenzia”. A innantis. Mauru
Peccato,la Giunta regionale perde la figura più competente e carismatica. Peccato!
Il presidente, almeno sotto l’aspetto istituzionale, non potrà fare altro che tacere, similarmente come sui temi di grande rilievo che allignano in Sardegna. Sarebbe l’occasione, ad esempio, per un rimpasto in Giunta, serio ed orientato a migliorare le performance in vista degli obiettivi di governo. Ecco, in tal senso, l’On. Paolo Maninchedda sarebbe la persona più qualificata a guidare l’assessorato alla Sanità….
Ho il sospetto che il prof. non volesse/voglia far passare queste dimissioni come una sconfitta. Non fosse per altro, il Partito dei Sardi si è sempre proposto come una voce propositiva e latrice di speranza… declinata in autostima e lavoro duro.
Accodandomi dunque a chi dubita che Paolo Maninchedda possa essere degnamente sostituito nel ruolo da cui si è dimesso, temo che queste dimissioni possano invece apparire donchisciottesche. Ovvero, mi chiedo: han vinto i mulini?
Sarebbe una dura lezione per un popolo tendente alla depressione come il nostro. (Per fortuna, la lezione non è mai solo una.)
Detto questo, l’evento ha tanto di personale dunque sarebbe inopportuno e fuorviante aggiungere di più.
Tante grazie per il lavoro svolto e per questo blog che seguo assiduamente sin da quando da “soriano convinto” venni qui per cercare di capire i dissidi tra Paolo e Renato, diventando lettura dopo lettura, l’odierno iscritto al Partito dei Sardi.
Caro Paolo
Capisco tutto, la stanchezza, la solitudine.
Condivido l’isolamento in giunta e in consiglio regionale, le antipatie per chi fà e sa fare, per chi ha visioni lunghe da chi non vede oltre la punta del suo naso.
MA NON APPROVO, Paolo hai una lunga militanza politica, universitaria e sociale, non penso che non sapevi e conoscevi queste cose, per lo più in Sardegna, perché se siamo in queste condizioni è anche per colpa degli altri ma MAGGIORMENTE NOSTRE per nostra incapacità, visione e responsabilità, come tu stesso in tutte le occasioni lo hai fatto notare.
In conclusione TI CHIEDO di RITIRARE LE TUE DIMISSIONI e portare a termine tutte quelle importantissime opere che hai elencato, tra le quali quella della piste ciclabili, che ha portato la Regione Sardegna da ultima ad essere considerata modello a livello nazionale. NON interrompiamo le opere..
Noi tutti che operiamo tutti i giorni abbiamo dei momenti di sconforto e di solitudine, ma solo il pensare che abbandonando si darebbe ragione a chi non ha ideali, non ha visione che non vede altro che il proprio orticello, il proprio tornaconto personale, ci fa ancora dire VADO AVANTI.
Tanti saluti e complimenti, ma Paolo ci conto
Saluti
Virgilio Scanu
Coordinatore FIAB Sardegna
Apprendo con gran dispiacere questa tua scelta. Purtroppo non posso che condividere tutto quanto hai scritto. È stato un piacere conoscerti e ho apprezzato moltissimo il tuo impegno. Buon proseguo
Con grande, davvero grande rammarico dovremo rassegnarci ad essere più soli anche noialtri.
Stiamo affrontando una crisi idrica per tanti versi sottovalutata, che non si è ancora rivelata nelle sue reali dimensioni ma che con tutta probabilità è destinata inesorabilmente a farlo. Fra non molte settimane (mi auguro ovviamente di essere smentito) i quotidiani locali potrebbero dover raccontare più di prelievi di “acque morte” che di flussi turistici.
Per quanto ho potuto apprezzare – parlo di incontri ufficiali e tavoli tecnici sui tema acqua – quel singolare equilibrio di un uomo deciso, appassionato eppure eccezionalmente pratico, pulito, mancherà a molti.
Il dottor Paolo Maninchedda, in veste di Assessore dei Lavori Pubblici della Regione Sardegna, ci mancherà.
Dubito fortemente che per un ruolo così importante e strategico potrà essere individuata presto una figura di questo spessore per capacità e coraggio. Vedremo, e speriamo per il meglio.
Ieri sera, ad ogni modo, un sistema di gestione che cerca di sopravvivere e rinnovarsi ha perso un valore aggiunto.
Su qualunque strada – nuova o già percorsa – lei si troverà a camminare, voglia accettare, professore, un sincero augurio di buone cose.
Emanuele A.
La coerenza che ti contraddistingue é una cosa rara…dimostri sempre di più cosa significhi essere sardi e combattere per la propria libertà. Grazie x il lavoro svolto. forza partito dei sardi il maestro vi ha lasciato il timone in bocca al lupo!
Da Sardo mi sento in dovere di ringraziarti, da Sardo mi sento orgoglioso di aver avuto un Assessore Regionale che si è sempre occupato della nostra terra.
Grazie per quello che hai dato a noi sardi!
Grazie per aver tirato fuori Abbanoa dal tribunale fallimentare.
Grazie per aver aperto e chiuso i cantieri nelle aree alluvionate.
Grazie per aver sbloccato tutti i cantieri delle strade sarde.
Grazie per aver sbloccato e messo in ordine AREA.
Grazie per aver portato in Giunta Regionale l’AGENZIA SARDA DELLE ENTRATE, per aver creato rapporti internazionali con la Corsica, le Baleari, l’Unione Europea e con la Cina.
Grazie per la progettazione delle piste ciclabili in Sardegna.
Grazie per tutto quello che hai fatto e dato per la SARDEGNA!
Chi è competente e capace trova enormi difficoltà a lavorare nelle condizioni in cui è ridotto tutto il sistema politico e burocratico italiano e sardo,si stanca e si avvilisce impotente.
Capisco e condivido le sue dimissioni.
È difficile cambiare.
Scelta ponderata di chi crede realmente nella Sovranità della nostra Sardegna. Forza Paolo e Innantis