di Paolo Maninchedda
Oggi leggo l’ennesimo articolo dell’Unione Sarda sulle riserve idriche della Sardegna, fondato unilateralmente sul punto di vista di alcuni rappresentanti della Coldiretti e sulle dichiarazioni di alcuni presidenti di Consorzi di Bonifica.
Sentire il Distretto idrografico? Ma quando mai!
Sentire l’Enas? Ma no, assolutamente no, e se per caso li si sente, sempre il giorno dopo, in replica confermante confermata, manipolante manipolata.
Oggi l’areale a rischio è la Nurra di cui l’Unione, che fa le cronache dalle zone oltre Paulilatino come se si trattasse di reportage dall’estero, non dice nulla. Proprio sulla Nurra ci sono stati incontri con il Consorzio, uno dei più efficienti e seri, ci sono stime degli interventi da fare, ci sono soldi da investire, circa 600.000 euro, per riattivare pozzi e condotte nelle more della conclusione della connessione col Coghinas.
Poi ci sono gli irresponsabili; gli irresponsabili sono quelli che vorrebbero che i dirigenti regionali dell’Enas invasassero acqua nella diga di Maccheronis oltre il limite stabilito dall’Ufficio dighe. Su Maccheronis questa gente sta giocando col fuoco e con la pazienza delle persone.
Poi ci sono le pessime abitudini di utilizzo dell’acqua nei campi come la si utilizzava secoli fa. Poi ci sono i prezzi da pagare per la follia delle energie rinnovabili fatte con le biomasse coltivate in irriguo, con consumi idrici paurosi. Poi ci sono le aziende che hanno il contatore proprio e quelle che invece hanno il contatore per tutta l’area e che cosa accade? Me lo hanno spiegato ad Arborea: accade che il compendio della zona di Arborea (che prima faceva parte di un Consorzio di Bonifica efficiente) si vede caricare in bolletta il costo pro capite degli sprechi che si realizzano nel nord dell’Oristanese, con buona pace di tutti, fuorché di quelli che pagano oltre il consumo proprio anche il differenziale pro capite del consumo altrui. Ma entrare nel merito di queste bazzeccole è troppo faticoso, perché la verità è multiforme e non fa notizia, per cui meglio sparare balle d’acqua a orologeria e continuare a tirare a campare sulla medicina quotidiana di una balla al giorno.
Comment on “E ci risiamo con le balle d’acqua”
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Il problema dell’informazione sta assumendo dimensioni catastrofiche. Pensavamo che si potesse migliorare il giornalismo distruggendolo, ed invece assistiamo inermi a quello che accade quando si svilisce del tutto una professione.
Siamo giunti ad avere persone che non sanno scrivere che scrivono per persone che non sanno leggere.* Poco importa che si tratti di una “nuova” forma di analfabetismo.
Tengo da parte una sua citazione che, per quanto mi riguarda, coglie il cuore dei problemi di questa modernità, a partire dalla necessità basilare di “capire” l’esistente. In fondo sappiamo che, “capire”, è sempre stato il peculiare modo in cui l’uomo ha provato a governare (l’esistente).
“Noi, per governare in questo mondo complesso, dobbiamo accettare la fatica di comprendere la complessità non di semplificarla per ricondurla alle nostre abitudini.” (P.M.)
Spero sempre che la mia sia un’allucinazione data da ciò che la rete fa galleggiare e che, sotto, ci sia un popolo capace di non sprofondare. Ma spesso la sensazione è che il mondo sia diventato troppo complicato e mi chiedo se la “democrazia” sarà capace di generare nuovi anticorpi.
(*Ignoriamo la questione bot e la questione copia incolla e la questione “niente soldi per gli inviati” e la questione “cronaca nera”, ecc.)