di Augusto Cherchi
I giornali a Oristano non distribuiscono informazione, ma sussurri di corridoio e facili giudizi da bar; non di quelli innocui, però, piuttosto di quelli inoculati direttamente nelle vene degli elettori, quelli costruiti da una parte politica contro l’altra e veicolati come giudizi terzi e imparziali. Si parla di noi ma non c’è un giornalista che chiami noi direttamente per sapere che cosa pensiamo. Io capisco che ci si tema perché stiamo facendo una lista tutta di persone per bene, nuove, attive, pacifiche. Capisco che si voglia un po’ sporcare la nostra immagine, ma noi ci togliamo di dosso la fuliggine che gli altri ci sparano contro e andiamo avanti. Mai siamo stati e saremo fermati dalle maldicenze o dall’ignoranza politica.
Oggi sui giornali c’è la notizia dell’avvenuto accordo col Pd e, ovviamente, c’è anche l’ironia di parte, che parla di Partito dei sardi a braccetto con non si sa bene chi; grazie a Dio, noi siamo in grado di sostenerci anche da soli, non cerchiamo braccia cui appoggiarci e invece diamo sostegno e soccorso a chi vacilla. Noi col Pd abbiamo sempre dialogato e dialoghiamo, quale è la novità? Avevamo detto al Pd che ci interessava un’alleanza molto più ampia e molto più originale, e lo abbiamo ripetuto anche in questi giorni e lo ripetiamo anche oggi.
Qual è il problema? Il problema è dato dal fatto che i media, ma ci viene il dubbio che la questione riguardi anche qualche frettoloso dirigente di partito che vuole chiudere subito tutti i cancelli (chiuda quelli del suo orto, non certo quelli del nostro giardino) mentre noi vogliamo tenerli bene aperti, dicevo che i media hanno il repertorio delle categorie politiche italiote e da quelle fanno fatica ad uscire.
Allora, a scopo didascalico e pedagogico, ripetiamo il perimetro con cui il Partito dei Sardi sta con pazienza tentando di costruire un esperimento politico nazionale sardo a Oristano.
Noi partecipiamo alle elezioni amministrative per fare una tappa verso l’indipendenza.
Non partecipiamo con un programma di sommatorie di piccole idee (i maxi manifesti che cominciano a infestare la città sono un po’ patetici: tutti dicono tutto!).
Noi prima dichiariamo la nostra grande idea (uno Stato sardo giusto, libero, libertario, equilibrato, ecosostenibile, europeo e europeista, tollerante, pluralista).
Poi inseriamo tutto il nostro pragmatismo, tutta l’attenzione ai singoli problemi.
Non c’è né giustizia né efficienza senza grandezza di ideali.
Chi ha cuore, chi ha desiderio di non considerare questo contesto storico come definitivo, chi vuole costruire dentro il dramma del bipolarismo italiano una forza crescente che poi lo sappia scardinare, chi ama la Sardegna, venga con noi.
Candidiamoci e combattiamo, pacificamente, per qualcosa che ci scaldi il cuore.
Questo abbiamo detto a Cagliari, a Carbonia e a Olbia, e questo ripetiamo a Oristano.
Rispetto alla costruzione di questa esperienza, il bipolarismo italiano che divide strumentalmente i riformisti liberaldemocratici da quelli di ispirazione socialista e cattolico-democratica rivela tutta la sua forza disgregatrice dei vincoli politici possibili tra i sardi. In Sardegna, la distinzione tra riformisti e conservatori non passa lungo i confini della cultura italiana, perché a contrastare questa riproposizione automatica delle convenzioni italiane si schierano gli interessi legittimi dei sardi che richiedono tutti un’orizzonte riformista, un orizzonte di cambiamento. Non c’è una sola forza politica sarda che non abbia nel suo orizzonte una prospettiva di profondo cambiamento. Gli avversari dei sardi sono il neofascismo, il disordine, la violenza, il qualunquismo antisistema ecc.
A Olbia, a Carbonia e anche a Cagliari, noi non siamo riusciti a rendere la proposta politica a cui il Partito dei Sardi ha partecipato dirompente rispetto al bipolarismo italiano e alle sue dissimulazioni di potere, fortemente dannose per la Sardegna.
A Oristano stiamo provando a farlo con contenuti oltre che politici anche morali, quali l’obbligo del dialogo, l’assenza totale di veti verso chiunque manifesti interesse per il programma, la volontà di lasciare la candidatura a sindaco libera da egemonie di partito, la volontà di rinnovamento capace di riconoscere anche i meriti di chi ha lavorato nel passato remoto e recente per la città. Pace, equilibrio, rispetto, innovazione, profonda visione di un progetto per la città e il territorio.
Il tavolo che convenzionalmente potremmo chiamare di Gianvalerio Sanna e più, tenta proprio di aprire un nuovo campo di gioco della politica oristanese, un campo assolutamente inedito, nuovo, tanto inimmaginabile che i media non riescono a dargli un nome. Noi abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare perché questo ambiente sia inclusivo; non accettiamo veti verso i partiti nostri alleati, non mettiamo veti a chi accetta il perimetro programmatico e la forte spinta al rinnovamento delle liste.
In questo quadro si inseriscono i giornali con le loro categorie sdrucite, per cui se il Partito dei Sardi parla con gli ex centristi, il Partito dei Sardi è centrista; se parla con gli ex Sel, il Partito dei Sardi è di estrema sinistra; se il Partito dei Sardi parla col Pd (ci parla tutti i giorni), il Partito dei Sardi è di centrosinistra; se il Partito dei Sardi parla con i liberaldemocratici di Oristano, apriti cielo! Mai che si dica che il Partito dei Sardi lavora per rendere Oristano laboratorio di un’alleanza civica, profondamente civica e civile, inedita in Sardegna fondata sugli interessi reali e legittimi della comunità, con i paletti etici, culturali e politici di cui ho detto.
Se si vuole che Oristano vada a elezioni con lo schema italiano classico, Centrodestra, contro Centrosinistra, contro Cinquestelle e contro Martinez, ci si chieda quale Oristano si immagina di costruire dopo, su quali presupposti, per quali orizzonti di sviluppo, di lavoro e di educazione. Io non so se ci si renda conto di quanto la gente sia satura di cose già viste, di piccole battaglie inutili, di beghe personali, di odi inestinguibili, di veti incomprensibili, tutti giocati sulla pelle di una città che ha bisogno di girare pagina, di sciogliere i vecchi eserciti e di fondare un’età operosa e non fondata sugli scontri di un passato ormai sterile.
Noi non odiamo nessuno, pretendiamo che nessuno metta veti a chicchessia e che le persone che vogliono cambiare la Sardegna sappiano farlo insieme. Per cui, piaccia o non piaccia, continueremo fino alla fine a tentare di mettere insieme una coalizione nuova, con i nostri alleati regionali ma anche con altri, che non abbia i connotati degli schieramenti italiani, ma quelli nuovi degli interessi nazionali dei sardi e cittadini degli oristanesi.
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(Benjamin Franklin)