di Paolo Maninchedda
Il sentimento più diffuso in Sardegna è la paura del futuro.
Tutto sembra sbagliato, disordinato, incapace di rispondere ad attese e cambiamenti.
Con gli occhi perennemente cerchiati di nero ogni cambiamento, pur reale, non risulta essere visibile.
Faccio degli esempi che mi riguardano così evito di pestare i calli a chicchessia. Quando sono diventato assessore la SS 131 era bloccata a Villasanta, la SS 128 era bloccata a Senorbì, la Sassari-Olbia non aveva neanche un km del proprio percorso agibile, la SS 125 non aveva in appalto alcuno dei tre lotti che restano da realizzare per completarla, Olbia aveva poco più di dieci milioni per la difesa idrogeologica e non aveva ancora un progetto finanziabile, la Sardegna non aveva un proprio Piano Generale sul Rischio Alluvioni, la Sardegna non aveva un proprio Centro di Competenza per la Protezione civile e la gestione delle dighe era affidata al buon senso, Capoterra e Villagrande non avevano ancora realizzato neanche un’opera per la mitigazione del rischio idrogeologico, la Maddalena non aveva ricevuto neanche un euro per rimediare allo schifo lasciato dal G8-Marcegaglia, Abbanoa era di fronte al tribunale fallimentare e subiva una severa indagine penale, i mutui per la prima casa non venivano rinegoziati se non dopo i primi dieci anni dall’attivazione, l’Italia maturava ogni anno una differenza di circa un miliardo tra le entrate dovute alla Sardegna e quelle effettivamente riscosse, la Corsica era un paese sconosciuto e lontano.
Oggi la SS 131 è interamente percorribile e mentre prima l’Anas spendeva 8 milioni ogni tre anni per le manutenzioni, oggi ne spende 27; la Sassari-Olbia è percorribile per un buon tratto e altri chilometri saranno percorribili quest’anno; la SS 125 ha tutti e tre i lotti di completamento aggiudicati; la SS 128 all’altezza di Senorbì è aperta e collaudata; esiste un Piano Generale del Rischio Alluvioni; esistono e funzionano gli allerta meteo (bisogna imparare a crederci e a rispettarli, sebbene io da avantieri abbia suggerito che a Fonni e circondario sarebbe stato necessario l’intervento dell’esercito); oggi gestiamo meglio di ieri le piene dei fiumi, che in natura esistono, non dimentichiamolo; Olbia ha un piano di prevenzione dal rischio idrogeologico con una dotazione finanziaria imponente; Villagrande è un grande cantiere e le opere di mitigazione sono lì, realizzate o prossime ad essere concluse; a breve inaugureremo la prima sistemazione idrogeologica del rio San Girolamo di Capoterra; la Maddalena ha una dotazione finanziaria di 41 milioni per le bonifiche e il ripristino degli edifici; Abbanoa ha chiuso il terzo bilancio positivo, ha mantenuto al lavoro tutti i lavoratori e ha 150 cantieri aperti in tutta la Sardegna; i mutui per la prima casa sono stati rinegoziati alle condizioni più vantaggiose; oggi le entrate annuali della Sardegna registrano un valore del riscosso nell’anno inferiore al dovuto di non più del 5% (meno di 200 milioni che vengono erogati nel trimestre dell’anno successivo); la Corsica oggi è un Paese amico e alleato.
Ricordo tutto questo per condividere la severa disciplina psicologica che ogni giorno mi impongo: decidere ogni giorno che cosa si fa in più rispetto al giorno prima e non guardare mai la montagna di cose che restano da fare per rimanerne annichiliti. La seconda operazione che faccio è difendermi dai protestari di professione: c’è tanta gente che non indica soluzioni, non esplicita mai che cosa ha fatto in prima persona per affrontare un problema e che cosa intende fare per il futuro, ma semplicemente protesta, pensando che la denuncia in sé determini la soluzione. Mentre con queste persone parlo, discuto, cerco di offrire punti di vista differenti, con i politici che pensano di guidare la protesta per conquistare l’egemonia dello Stato – conducendo le folle inferocite alla vittoria e portando se stessi al potere -, con questi combatto. Questi sono gli apostoli della paura, i seminatori dell’angoscia e del disimpegno; mi ricordano quegli studenti anziani del liceo che insegnavano a fare gli scioperi quando c’erano i compiti in classe, che insegnavano a sostituire la competenza con la superficialità della protesta militante su tutto su tutti. Questi, per me, sono le avanguardie della destra razzista e violenta che sta nuovamente attraversando l’Europa. Questi sono i miei avversari.
Comments on “La paura del futuro e la tentazione del disordine”
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Questo é la dimostrazione che con la volonta politica e le competenze, si risolvono i problemi.In Sardegna abbiamo le risorse umane in grado di risolverli tutti; purtroppo col nostro provincialismo, siamo convinti che gli altri siano più bravi di noi, andando a cercare le professionalita oltre Tirreno. La Sardegna é la regione con le maggiori opportunità: 24.000Kmq di superfice , con 1.600.000 abitanti e con tutte le sue risorse: Turismo, Agricoltura, Allevamento,Pesca,Piccole e Medie Industrie,etc..; sfruttando tutte queste risorse, possiamo raggiungere un reddito pro capite fra i più alti in Italia.
Azioni concrete e risoluzioni dei problemi. Aspettavo che i due giornali quotidiani locali dessero risalto a questa organica ricostruzione di quanto risolto in Sardegna in relazione ai lavori pubblici più importanti. Vana illusione: si continua a citare la Regione affinchè intervenga come”mamma” per risolvere e/o addebitare di tutto:in questo modo si assolve la propria coscienza e si trova un colpevole:ieri la neve domani la tracimazione di qualche diga per le piogge annunciate.
Ma introduco un altro aspetto.
L’immenso lavoro di sana amministrazione dovrebbe tradursi in consenso elettorale.Questa è la democrazia. Vi è un momento di riflessione nell’analisi delle attività svolte e dei consensi ottenuti ed è la notte dei risultati elettorali. In quel momento si analizza come il cittadino ha recepito,con il voto, i problemi risolti (non vale l’analisi del giorno dopo in quanto si sono già trovate delle giustificazioni).Da oggi è necessario capire come il cittadino recepisce la buona amministrazione. Un dato sia nel passato che ora è essenziale:i voti si prendono se si entra nelle famiglie e le stesse recepiscono un miglioramento della loro qualità di vita.Più sono gli scritti ad un partito o associzione etcc più il messaggio arriva dentro le famiglie.Le sezioni dei vecchi partiti servivano anche a questo:riportare dentro le famiglie le decioni amministrative adottate:il nuovo tratto di strada,di fognatura,di acquedotto etcc. Ora per esempio, a casusa della mancanza di lavoro,si potrebbe pensare a questo: coinvolgere tante piccole imprese in cooperative o aggregazioni per tentare di aggiudicarsi gli appalti,ad esempio, quelli di Abbanoa. Se una di queste possibili aggregrazioni si aggiudicasse un appalto vi sarebbe una ricaduta non su due imprese ma su venti.In altri termini il lungo ed impervio lavoro di aggregazione di soggetti potrebbe fornire dei risultati duraturi:il lavoro di tante formichine o api danno luogo a qualcosa che resiste nel tempo. Non ritengo sia da prendere il considerazione la proposta del M5S del reddito di cittadinanza:una pessima cassa integrazione distribuita a pioggia volta a creare un facile consenso ed a portarci a livelli della Grecia. Lo stesso Alessandro di Battista,l’esponente più popolare del M5S ha capito l’antifona che era propria dei vecchi partiti:” … Meglio provare a restare a galla come un tappo di sughero in un ruscello e magari lasciarsi trasportare dalla corrente”. Altro impatto avrebbe invece la creazione di aggregazioni economiche, anche tramite il sistema copperativo, che consentano di accrescere o distribuire la poca ricchezza che abbiamo come,ad esempio, gli appalti di opere e servizi pubblici. In Sardegna abbiamo capacità ed intelligenze: i risultati si otengono se ci mettiamo insieme in piccoli e/o grandi gruppi. Iniziamo a mettere insieme piccole realtà: i risultati positivi saranno il nostro lasciapassare per avere maggiori consensi combattendo contro questa stagnazione economica che ci porterà alla disgregazione civile e morale se non interveniamo ognuno per la sua parte.