di Paolo Maninchedda
Ieri ho partecipato a una cena di solidarietà per le cure mediche dei bambini siriani.
In apertura, abbiamo cantato tutti insieme Oh freedom oh freedom un gospel scritto alla fine della guerra di secessione americana e poi molto cantato durante gli anni Sessanta durante le grandi battaglie per i diritti civili degli afro-americani.
Ho cantato pensando ai bambini. Ma ho pensato anche a noi, ai Sardi, ho pensato che in questi tempi più che in altri dobbiamo pretendere libertà. Libertà di costruirci la nostra libertà, dicendo No a ogni surrogato e a ogni diminuzione dei nostri desideri, delle nostre ambizioni, dei nostri poteri.
Sì, oggi, mentre scrivo, mi ripeto «Oh freedom, oh freedom», e sto meglio, ritrovo motivazione sapendo di dover combattere, pacificamente e legalmente, ma combattere.