di Paolo Maninchedda
Ieri il presidente dell’Ordine degli Ingegneri, ritenendo che la proposta di legge di riforma dell’Agenzia regionale Area sia evidentemente ispirata da un cattivissimo intento di togliere lavoro agli ingegneri e architetti della Sardegna (cosa falsa e già chiarita anni fa, ma evidentemente non a tal punto da essere stata ben compresa) ha diffuso questo comunicato. La contestazione è la seguente: «è contenuta una norma che prevede tra le fonti di finanziamento i “compensi per spese tecniche e generali o per altre attività, compresi i servizi di ingegneria ed architettura, per opere delegate o di interesse regionale”.
Da questa frase l’Ordine degli Ingegneri deduce che si vuole internalizzare la progettazione delle opere.
Non è assolutamente così.
Ripeto lo stesso chiarimento che è stato dato anni fa.
La Regione, in tutte le sue articolazioni, tendenzialmente non progetta e non realizza opere al suo interno, salvo casi eccezionali o particolari che non serve illustrare in questo contesto.
La Regione si serve di stazioni appaltanti cui delega tutte le fasi realizzative dell’opera.
Chi sono le stazioni appaltanti?
L’Anas, i Comuni, le Province, i Consorzi di Bonifica ecc. Questi soggetti bandiscono le gare, sia di progettazione che di realizzazione. Che cosa riconosce, in termini economici, la Regione alle stazioni appaltanti? Esattamente le spese generali e le spese tecniche per le attività legate all’opera.
Quindi, per essere più chiari, il Consiglio regionale, in una forma molto precisa, selettiva e non generalizzata, sta autorizzando la Regione a riconoscere ad Area le spese generali e tecniche legate alle opere delegate, né più né meno di ciò che fa ora con i Comuni e con l’Anas.
Se si fosse seguita la discussione generale sulla legge svoltasi in Consiglio regionale, si sarebbe potuto apprezzare che l’intento è esattamente il contrario di quello sospettosamente sospettato, e cioè che si vuole velocizzare il varo di numerose gare di progettazione.
Attualmente la Regione sta cercando di risolvere un grave problema: i Comuni e le Province, soprattutto dopo il varo del nuovo Codice degli Appalti, contestuale alla riforma degli enti locali e all’entrata in vigore del bilancio armonizzato, non riescono a sviluppare gli appalti. L’altro grande partner è l’Anas, con la quale, tuttavia, la Regione è in contrasto proprio sul tema sollevato dall’ordine degli ingegneri. Infatti l’Anas, che ha un portafoglio di opere delegate dalla Sardegna veramente notevole, per lo più progetta ‘in casa’ e mette a bando solo le opere. La Regione deve emanciparsi dalla ‘servitù burocratica’ dell’Anas. Come? Individuando non un soggetto dove ripetere lo stesso errore che si è contestato al gigante stradale italiano, ma dove poter fare bandi di progettazione, riconoscendo solo le spese tecniche e generali, in modo da non dover finanziare l’ente prescelto con risorse aggiuntive.
Nel dibattito d’Aula è stata anche proposta dai consiglieri regionali la costituzione di una società regionale per le opere delegate, la celebre e auspicata Anas sarda, proprio perché si è consapevoli dell’urgenza di strappare la gestione degli appalti a logiche di internalizzazione che determinano l’assurdo paradosso di vedere risorse della Regione Sardegna finanziare il funzionamento di strutture dell’amminsitrazione dello Stato italiano (cioè dell’Anas).
L’intento di apertura e di animazione del mercato da parte della Regione è poi confermato da altri fatti (fatti, non parole). È sempre più frequente l’utilizzo dell’albo regionale fornitori da parte di tutte le articolazioni della Regione. Abbanoa stessa, che è uno dei maggiori committenti, ha annunciato nei mesi estivi di volersi servire dell’Albo secondo le procedure previste dal Codice degli appalti. Tra i pochi appalti gestiti direttamente dalla regione, la gran parte sono gare di progettazione. La maggior parte della corrispondenza tra la Regione e le stazioni appaltanti ha come oggetto lo stimolo a bandire le gare di progettazione per avere nel più breve tempo possibile progetti esecutivi. Insomma, tanti fatti concorrono a chiarire quale sia la posizione reale della Regione. La stessa proposta di legge regionale sugli appalti è stata ‘frenata’ nel suo iter per adeguarla al nuovo codice e renderla il più possibile orientata all’utilizzo delle risorse che il mercato mette a disposizione delle istituzioni. Sarà quella un’ulteriore ottima sede di confronto.
In conclusione, forse un pizzico in più di prudenza e una maggiore attenzione allo spirito e alla lettera della norma avrebbe aiutato a non avere una reazione di tipo pavloviano che è veramente difficile capire.