di Paolo Maninchedda
La proposta del presidente dell’ANCI di un’anticipazione del rientro della Regione al 49% del capitale di Abbanoa mi vede assolutamente consenziente, posto che la legge che lo prevede da qui ormai a tre anni l’ha proposta la Giunta e votata il Consiglio regionale.
Abbanoa deve essere espressione dei Comuni. Il ruolo di supplenza che sta svolgendo la Regione nasce da diverse necessità:
1) la società è stata costituita senza capitalizzazione (cioè è stata costituita con una furbata consistente nel capitalizzarla col valore delle reti e degli impianti affidatigli in gestione);
2) la gestione dei Comuni dei primi anni ha fatto registrare risultati fortemente negativi per la società e per gli utenti (risultati che saranno oggetto certificato del passaggio di consegne da qui a due anni – se non si trovano altre soluzioni – con forte distinzione delle responsabilità;
3) la gestione pressoché commissariale degli anni successivi ha altrettante responsabilità (e anche queste saranno indicate puntualmente);
4) la prima capitalizzazione, autorizzata dall’UE, è stata realizzata da questa Giunta e ancora non è compiuta (mancano da versare ancora più di cinquanta milioni di euro);
5) l’istanza fallimentare presentata dalle procure di Nuoro e di Cagliari nel 2014 è stata respinta dal tribunale proprio per l’impegno della Regione a proseguire il processo di capitalizzazione. Tale impegno, poiché espresso in aule di giustizia non è facilmente revocabile in termini finanziari e di responsabilità;
6) Abbanoa sta rientrando a grandi passi dalla sua esposizione debitoria, ma i suoi volumi finanziari sono tali che il riverbero sui bilanci dei Comuni, in caso di criticità, non sarebbe facilmente sostenibile. Si ricordi che il Bilancio Abbanoa attualmente sta dentro il bilancio consolidato della Regione; in caso diverso sarebbe dentro il consolidato dei Comuni, ovviamente pro quota;
7) Abbanoa ha bisogno di 1,2 miliardi di euro per rinnovare un sistema di impianti e di reti abbandonati da decenni su cui si sta cominciando a intervenire in questi due anni. Un fabbisogno finanziario così rilevante non è facilmente sostenibile dai Comuni e non è caricabile in tariffa in modo da generare rapidamente i cantieri che sono necessari.
Detto questo, nessuna difficoltà a aprire la discussione, ma con alcuni punti fermi. Occorre fare una seria due diligence storica, come si fa in tutti i passaggi di consegne concordati. Gli unici bilanci positivi della storia di Abbanoa sono quelli riferibili a questa Giunta regionale. Questa Giunta ha attivato livelli di controllo mai attivati prima. Tutti i problemi vengono da un passato in cui la gestione e la politica si sono intrecciati in modo pericolosissimo e su cui occorre fare molta luce (fin dal calcolo della prima tariffa, vera madre di molti pasticci) e su cui faremo luce. Oggi tutto ciò che accade in Abbanoa è parametrato e parametrabile, per cui è possibile parlare sulla base dei numeri e non delle sensazioni (è un po’ strano che nel mercato il billing di Abbanoa venga considerato uno dei migliori d’Italia e venga invece ritenuto farlocco in casa). Altro punto fermo: l’interruzione del processo di capitalizzazione o la rinuncia della Regione a compierlo e/o a non guidarlo può avere, rispetto a ciò che si è dichiarato di fronte ai magistrati, risvolti anche personali che non possono essere trattati con leggerezza. Quando il PM Pilia mi convocò sul fallimento Abbanoa mi chiese, guardandomi bene in faccia, quali certezze avessi io di non buttare i soldi pubblici in un pozzo nero (parole testuali). Io mi presi la responsabilità, da solo, sostenuto esclusivamente dalla fiducia del Presidente della Regione, di vigilare sulla tenuta dei conti della società. Fino ad oggi ci sono riuscito, ma è evidente che non è facilmente sostituibile un’assunzione così alta di responsabilità e qualora lo si voglia fare (e personalmente ne sarei veramente felice), deve avvenire in modo molto chiaro, acclaratamente legittimo (nel senso che ci devono essere bolli e sigilli delle avvocature di mezzo mondo e della Corte dei Conti). La Regione al termine del processo punta a restituire ai Comuni una società risanata e in equilibrio finanziario; se la si vuole sostituire in questo ruolo e nella responsabilità che ne consegue, occorre farlo con un percorso di legge molto chiaro e certificato.
Resta da dire una cosa: io da tempo penso alla costituzione di una sorta di consulta dei sindaci che si riunisca periodicamente con l’Amministratore Unico e vigili con lui, senza invadere le sue competenze gestionali, sulle performance della società. Si tratta di capire come farla perché non sia una forma di partecipazione inutile e consolatoria. Bisogna sedersi e pensarla bene, senza per questo escludere l’anticipazione del percorso di legge, che però se deve avvenire, deve avvenire con itinerari di legittimità certificati che non espongano le persone e le istituzioni a rischi attualmente notevoli.