di Paolo Maninchedda
Premessa: noi votiamo così: Carlo Careddu a Olbia; Giuseppe Casti a Carbonia; Tomaso Locci a Monserrato, Matteo Aledda a Sinnai. E votiamo così perché queste sono le scelte politiche più funzionali alla costruzione dell’indipendenza della Sardegna.
Lo preciso perché nella Sardegna attuale, stritolata dalle spire del sentito dire, è sempre meglio dichiarare i propri confini.
Noi stiamo lavorando a darci un’organizzazione seria, dura e affidabile, visto che abbiamo iniziato una battaglia contro la peggiore crisi di degrado che la storia della Sardegna ricordi.
Il problema più rilevante in Sardegna è la mistificazione: persone ignoranti in modo imbarazzante oggi svolgono ruoli di grande responsabilità; bugiardi professionali vanno in tv senza che alcuno faccia loro una mezza domanda dotata di un minimo senso critico; perdigiorno senza arte né parte vivono esclusivamente di incarichi e di ruoli pubblici; pifferai della povera gente campano sotto gli occhi di tutti fregando la povera gente; imbrogli di Regione e di Stato moltiplicano i loro effetti in questi anni e nessuno racconta la arcinota verità del saccheggio autonomista durato fino ad avantieri; alte autorità pubbliche cercano l’indulgenza della massa perseguitando chi fa e ignorando i tanti che non sanno e non fanno fare; persone che non hanno mai aperto un libro in vita loro siedono in importanti Consigli di Amministrazione, e invece chi ha studiato e si è rotto la schiena in giro per il mondo deve sempre dimostrare che la sua competenza è autentica.
È una Sardegna irrimediabile? Secondo alcuni sì. È la Sardegna che produce le rendite in base alle conoscenze, ai legami, agli intrighi.
Questa Sardegna ci fa schifo e la combattiamo e la combatteremo tutti i giorni che Dio manda in terra.