di Paolo Maninchedda
Oggi La Nuova Sardegna dà conto del merito che noi abbiamo riconosciuto a Pigliaru per l’avvenuto varo delle norme di attuzione sull’art. 8 (ma lo abbiamo riconosciuto anche a noi stessi, come ispiratori soprattutto dell’articolo 2). L’occhiello parla del partito dei sardi come partito sovranista.
Non che la parola sovranista ci dispiaccia: l’abbiamo usata anche noi.
Però è utile precisare alcune cose.
Il termine è un’invenzione che cerca di individuare una fase diversa da quella autonomista del dopoguerra, una fase però non ancora indipendentista. Una fase che dovrebbe essere caratterizzata dall’aumento della sovranità originaria e non delegata della Sardegna.
Per il Partito dei Sardi il sovranismo può essere una fase intermedia verso l’indipendenza, può essere una tappa intermedia fondante, per esempio, del Partito della Nazione Sarda (se ne sta parlando in modo sempre più insistente con i giovani consiglieri regionali del Pd che si fanno domande), ma non può essere evidentemente uno scopo finale.
Perché il tema è sempre lo stesso: la sovranità, la libertà, il diritto al futuro della Sardegna non si fondano sulla Repubblica italiana.
Noi contestiamo che nelle scuole si insegni che la Sardegna è ‘naturalmente’ italiana, anziché insegnare che la Sardegna è naturalmente, in quanto isola, indipendente, mediterranea ed europea.
Noi contestiamo che si insegni a ‘chiedere’ a qualcuno il proprio compimento anziché insegnare a realizzare la propria esistenza.
Chi è libero se non chi ha il potere di sé?
Noi sardi, invece, non disponiamo di noi stessi, della ricchezza che produciamo (tasse e riparmi), dei modi per produrla, dei modi di organizzazione dell’istruzione e della cultura, dei modi di organizzazione della Giustizia (incidentalmente ho notato che nelle tante inchieste sulle alluvioni, gli indagati sono tutti funzionari regionali o comunali, non c’è un solo funzionario dello Stato, tanto meno un prefetto!), dei modi di organizzazione del lavoro (resto convinto che se i sardi potessero negoziare contratti di lavoro sardi, avrebbero risultati teutonici), dei modi di organizzazione della Difesa.
Noi del Partito dei Sardi vogliamo parlare di queste grandi cose. Cerchiamo compagnia, cerchiamo libertà.