di Paolo Maninchedda
Domenica scorsa la mia addetta stampa è stata chiamata dal redattore di Videolina Nicola Scano, il quale, unico giornalista che sembra guardarsi intorno, ha visto che dopo otto anni di inerzia sono ora in corso i lavori sul Rio San Girolamo. Ha visto mezzi, uomini, opere e ha chiamato per informarsi.
Ieri Videololina è andata in cantiere per fare riprese, per mostrare l’incisione dell’alveo, la costruzione del canale, la sistemazione dell’area.
Sono passati 8 anni dall’alluvione. La prima pietra è stata ‘mossa’ da noi; non ‘messa’ da noi, ma tolta. Se l’Autonomia ha costruito nei fiumi, noi li stiamo rimettendo a posto, ci stiamo riprendendo le dighe, stiamo rispettando l’acqua, stiamo in silenzio rimettendo a posto le cose senza cercare colpevoli ma costruendo soluzioni.
Quello in esecuzione è il lotto a valle.
I due precedenti, andando a monte, sono ancora in ritardo, ma quanto al primo, vicino alla Diga, il Consorzio di Bonifica ha concluso le gare d’appalto e deve ormai consegnare i lavori alle dite aggiudicatarie, il secondo va al Via entro l’estate.
Noi non abbiamo inforcato il turibolo per autocelebrarci. Speriamo che i fatti parlino per noi. E quando dico noi parlo di un gruppo di persone, dirigenti e funzionari regionali e responsabili delle ditte che hanno vinto l’appalto, che seppure incalzate da un sistema di norme più orientate al sospetto che alla fiducia, hanno sentito la responsabilità di fare ciò che era giusto fare.
Un pluridecorato ex presidente della Giunta ha sempre raccomandato ai suoi sostenitori che il segreto per durare è non fare, stare fermi. Posto che nel glorioso dopoguerra autonomistico, celebrato con una certa impudenza anche in questi giorni come una stagione di grandi strategie e non anche, come realmente è stato, di grandi scempi e di grandi subordinazioni, si è costruito negli alvei, si sono fatte le reti fognarie e gli acquedotti fatiscenti che conosciamo, si sono create le periferie cagliaritane e sassaresi dove confinare i poveri regalando loro una qualità della vita di secondo e terzo livello, si è permesso e voluto che diventassero miliardari dei piccoli borghesi che con la politica hanno ottenuto convenzioni e concessioni pubbliche a mercato e rendimento garantiti; posto tutto questo, noi, noi tutti insieme, non solo il mio partito, ma tutte le persone che stanno lavorando con noi in Assessorato e nei Comuni, stiamo cercando di mettere le cose a posto, per quel poco che si può in questa Repubblica Italiana rovinata dalla retorica e dall’ipocrisia politica (quella umana la diamo per scontata).
Quando poi si incontra un giornalista che esce dalla redazione e si fa un giro e che capisce che non è una notizia solo ciò che va male (ci sono miliardi di notizie di questo tipo) ma anche ciò che comincia a andare bene, la soddisfazione è doppia.
Facciamo anche la campagna elettorale per le amministrative in questo modo: lavoro, fatti e grandi idee.