di Paolo Maninchedda
Forse non tutti sanno che nel settembre del 1993, quando il Consiglio Regionale scelse il 28 aprile come data per Sa Die, vi era stato chi aveva proposto di celebrare invece la data del varo dello Statuto di Autonomia, il 26 febbraio (1948).
Prevalse il 28 aprile per due ragioni: perché cade di primavera, l’altra data è invece invernale, e perché la cacciata dei piemontesi era un fatto di popolo, mentre lo Statuto di Autonomia è stato uno sforzo amministrativo a dir poco elitario.
Però, mentre la presa della Bastiglia segnò il definitivo successo della Rivoluzione e viene indicata come festa nazionale di fondazione della nuova Francia, Sa Die è l’esordio luminoso di un grande fallimento, dovuto al prevalere dei conservatori sardi sugli innovatori.
Il tema è sempre lo stesso: lo scontro tra innovatori e conservatori. Tutto qui.
Noi siamo tra gli innovatori.
I conservatori sardi hanno una caratteristica: la concezione del potere come rendita, l’ossessione dell’egemonia sulla ricchezza disponibile, l’indifferenza all’aumento della ricchezza sostenibile.
Adesso è iniziata la campagna elettorale e si dicono molte bugie. Una di queste mi è stata fatta notare ieri al convegno sull’idrogeologico. Non mi ricordo chi ha scritto, ovviamente in rete, che io sarei indifferente ai canali tombati perché non li avrei finanziati. Qui siamo al top della disinformazione, che però è incolpevole perché nasce da ignoranza, nel senso etimologico del termine.
Prima del mio mandato non esisteva neanche il repertorio dei canali tombati: l’ho istituito e voluto fortemente io. Ho sollecitato tutti i sindaci della Sardegna, in occasione della presentazione del Piano di gestione del rischio alluvioni, a partecipare al censimento. Concluso il repertorio, gran parte dello stanziamento per il rischio idrogeologico del POR 2014-2020 è dedicato proprio alla messa in sicurezza dei canali. Ora, una cosa è certa: siccome stiamo imparando molto dalle cronache giudiziarie, faremo in modo che i denari arrivino ai canali senza intermediazioni né affaristiche né politiche, ma secondo precisi automatismi. Poi accade, mi dicono i tecnici del Distretto idrografico, che vi siano ancora Comuni che pretendono di far passare le strade sui canali tombati ottenendo, ovviamente, il diniego degli uffici.
L’altra cosa veramente spiacevole che mi è stata fatta notare dal mio legale (quello che mi è amico e non pago, perché i principi del foro non sono alla portata delle mie tasche), è che c’è stato chi ha frainteso il post di ieri pensando che fosse riferito al comune di Baunei in un passaggio che parlava della moltiplicazione di posti letto da 400 a 4000.
Francamente io stavo pensando alla campagna elettorale di Olbia e allo scontro in atto in quel territorio tra chi pensa che si debbano edificare ancora alberghi e chi invece, come me, pensa che o si concepisce Olbia nella Gallura e quindi si fa un grande Master Plan del territorio che riutilizza i volumi disponibili, li orienta alla qualità e all’identità, oppure si ucciderà un patrimonio ambientale, sociale, culturale e economico tra i più belli e dinamici della Sardegna. Forse non si è notato che a Cagliari c’è una marea di invenduto. Case, case, case, tutte con le luci spente di notte, tutte cariche di debiti bancari, tutte tenute chiuse aspettando che passi la crisi, in una delle regioni che più patisce lo spopolamento. L’idea che cubatura sia uguale a ricchezza è un’idea primitiva.
Olbia non ha bisogno di muri; Olbia ha bisogno di bellezza. È un altro livello. Ed è proprio per tutelare l’ambizione di Olbia ad essere porta della Sardegna che abbiamo incrociato di nuovo le spade con l’Anas: il lotto 9 della Sassari-Olbia è un vero schifo, quasi assimilabile al cantiere abbandonato di Villasanta che abbiamo risolto l’anno scorso. Sul lotto 9 non tolleriamo più ritardi, non tollereremo inaugurazioni statali a maggio con la presenza di questa vera sconcezza da cantiere abbandonato dove la macchine si fermano di notte perché non capiscono dove si trovino… Vedremo.
Tornando al post di ieri, dicevo che è stato riferito a Baunei, dove il mio partito sta presentando una lista che punta semplicemente, e come è normale che accada e con un candidato che fa del garbo e dell’educazione una cifra stilistica indiscutibile, a offrire un’alternativa politica democratica e indipendentista agli abitanti del paese.
Ieri, mentre andavo a Carbonia a chiedere che Area metta a posto le case popolari, mi sono fatto cercare le carte di Baunei, almeno per capire e sfuggire alla verve polemica che da sempre caratterizza le campagne elettorali. Ieri notte le ho lette.
Ho capito che il mio esempio, puramente casuale e gallurese nelle intenzioni, è stato riferito a Baunei perché Baunei ha circa 400 posti letto. Allora, correggo l’esempio in modo da non essere frainteso: chi moltiplica 500 posti letto e li fa diventare 5000 a mio avviso sta cercando il facile consenso del “Che Cosa Ci Guadagno”.
Sgombrato il campo da questo, mi pare però che l’amministrazione di Baunei abbia comunque un grosso problema da risolvere: 21 pagine di osservazioni articolate in 129 punti dell’Assessorato all’Urbanistica non sono una questione da liquidare frettolosamente. Intanto deve adeguare il Puc al Piano di Gestione del Rischio alluvioni. Non è una stupidaggine: il Piano è una forma di tutela della sicurezza dei cittadini. Il Piano è complesso, ma è fatto con serietà: ci difende dalle catasrofi, dobbiamo considerarlo uno strumento di tutela dell’incolumità delle popolazioni.
Posso sbagliarmi, ma mi pare che nel Puc si preveda un pezzo di strada su un canale tombato. Sarebbe una sciagura. Spero si corregga. Ieri, alla Fiera di Cagliari, durante il convegno sul rischio idrogeologico avevo di fronte il sindaco di Bultei che ha in “pancia” uno dei canali tombati più pericolosi della Sardegna (non parliamo di quello di Silanus…) e pensavo alle parole di grande preoccupazione che più volte ha pronunciato in sedi pubbliche e private. I canali sono una minaccia per noi tutti, dobbiamo aprirli. Villagrande ci deve insegnare qualcosa. Le risorse del Por serviranno a fare questo, ma la nostra pianificazione deve isolare i canali, deve impedire che vengano antropizzati. Serve impegno, dialogo e buona pianificazione.
Poi noto che il tema, e qui ho capito perché sono stato frainteso, è quello più propriamente urbanistico e riguarda le volumetrie turistiche nelle zone F, perché il Puc prevede un grande compendio di sottozone F4.2 a Santa Maria Navarrese. Io non sono un urbanista per cui peso le parole, ma ciò che scrive l’Assessorato all’Urbanistica sul Puc merita un approfondimento non polemico, perché riguarda la ricchezza del paese e le possibilità di fare impresa turistica dei cittadini.
Le Norme Tecniche di attuazione del Piano Paesaggistico dicono che le volumetrie turistiche sono consentite “unicamente in ambito urbano” (nel qual caso è consentita la realizzazione di residenze, servizi, ricettività solo se contigue ai centri abitati) e “in aree già interessate da insediamenti turistici” (nel qual caso è consentita la riqualificazione urbanistica e architettonica degli insediamenti turistici esistenti ecc.).
L’Assessorato all’Urbanistica dice che a Baunei (ma, mi vien da dire, anche larga parte della Gallura) le zone F proposte sono caratterizzate dalla presenza di numerose aree “non trasformabili” (perché sottoposte a vincolo idrogeologico -Hi4, Hi3, Hg4 e Hg3 nonché Hg2 – o perché non trasformabili perché non contigue all’abitato o ancora perche “aree naturali”), per cui chi ha pensato la delimitazione dell’area F4.2 lo ha fatto in un modo frammentato che fa venir meno la contiguità al centro abitato, un modo evidentemente non a norma. L’Assessorato all’Urbanistica, in modo interlocutorio ma fermo, specifica che l’area prescelta “ha notevole interesse pubblico perché trattasi di uno dei territori più intatti … dell’intera Sardegna e in esso veramente è sintetizzata la maggiore bellezza dell’isola in tutti i suoi più suggestivi aspetti …” proseguendo con lodi per il territorio di Baunei in cui “ogni nuovo inserto di opera umana sia da considerarsi con la più grande cautela pur senza completamente inibire un comprensibile sviluppo economico”. In sostanza sconsiglia l’uso dell’area per gli scopi proposti dal Puc.
Il tema dunque non è il numero dei posti letto, ma la qualità e l’efficienza della pianificazione. Stiamo dentro le norme e pianifichiamo bene, questo deve essere il nostro buon operare. Dopo di che, se si pianifica bene, i posti letto possono diventare anche più di 4000 e nessuno ha niente da dire.
Lo dico con molta serenità: non ho voglia né piacere di polemizzare con altri sardi. Io vorrei creare una nazione, non solo un partito. Non cerco avversari e invece apprezzo sempre gli interlocutori, specie se dissenzienti. Non c’è l’obbligo di andare d’accordo su tutto; ma c’è l’obbligo di imparare a sapere rimanere uniti in una nazione anche quando si dissente.