di Paolo Maninchedda
I Comuni della Sardegna non hanno soldi per le manutenzioni ordinarie.
Il Bilancio della Regione non ha previsto un euro per manutenzioni, per le opere di interesse locale e per cimiteri, semplicemente perché c’è una sanità che vale oltre tre miliardi, ci sono i costi degli enti regionale ecc. ecc.
Le manutenzioni ordinarie non si possono fare con i mutui, ma la loro mancata realizzazione poi costringe a indebitarsi per realizzare le manutenzioni straordinarie.
Tutti i lavori pubblici delle pubbliche amministrazioni che abbiamo finanziato sono bloccati o rallentati dalle leggi di stabilità dello Stato italiano, in primis le norme sul bilancio armonizzato, oppure sono bloccate dall’incertezza della fase di transizione dal vecchio regime provinciale al nuovo.
Nel frattempo lo Stato sta incassando il bollo auto della Sardegna: 80 milioni di euro circa che vengono trattenuti dall’Agenzia delle Entrate della Repubblica italiana. Con 80 milioni di euro all’anno destinati alle manutenzioni avremmo un piano manutenzioni eccellente.
La mia idea di trasformare Area in un’Agenzia per le infrastrutture che le avrebbe consentito di fare bandi di progettazione e di opere oltre che di prendere in carico le infrastrutture provinciali e regionali, non è stata apprezzata dal Consiglio regionale. Ne consegue che l’Anas ha in Sardegna il suo maggiore portafoglio di opere.
Ecco qui: dentro ogni buca, dietro ogni strada mancata, c’è un no. La logica del no, sia quello dello Stato italiano che inventa trappole e sottrazioni di denaro con destrezza leguleia per evitare la spesa, si quello regionale che dice no come prima scelta, produce il degrado. Il degrado del no.