di Paolo Maninchedda
Noverint universi. Iniziano così moltissimi documenti catalano aragonesi, scritti in latino, che riguardano la Sardegna del XIV e XV secolo. I re catalani, che facevano coincidere, come tutti i re, la giustizia, l’ordine, il diritto e il bene con se stessi, utilizzavano questa formula che in sardo, fino ai primi del Novecento i banditori dei paesi rendevano così: Si ‘ettat su bandu chi… Insomma era ed è come dire: Sappiano tutti che.
Ancora oggi il Noverint universi lo danno i giornali.
Tutti sanno che i miei rapporti con l’Unione Sarda non sono stati cordialissimi, tuttavia tutti hanno potuto registrare che da un po’ sia io che loro abbiamo trovato un modus vivendi, doloroso per le amicizie ma utile per la vita quotidiana. Ci si parla il tanto necessario, non ci si attacca, ognuno fa il suo mestiere e tanti saluti al secchio.
Dati questi presupposti di elegante tregua, di sufficiente comunicazione urbana, ciò che fa oggi il giornale mi lascia almeno deluso.
Ovviamente l’Unione si occupa dell’inchiesta sugli appalti che ha seguito fino ad oggi magistralmente.
Oggi, Dio solo sa perché, fa questa operazione: in un articolo intitolato L’instancabile tessitore d’affari: strade, metropolitana, ospedali ricostruisce il sistema di relazioni di uno degli imputati e mette in neretto i nomi delle persone citate nell’articolo. Tra questi, anche il mio, che viene subito seguìto dalla precisazione che sono totalmente estraneo all’inchiesta.
Ho letto tutta l’ordinanza del Gip di Oristano e non vi è una sola pagina in cui io venga citato. Vi sono riportate diverse deposizioni a verbale dei dirigenti e dei funzionari del mio assessorato che dimostrano un valore umano e professionale, una serietà e una onestà ammirevoli.
La domanda è: meritavo di veder pubblicato il mio nome in neretto nel contesto della cronaca di questa indagine oppure, proprio perché completamente estraneo e lontano, me lo si poteva facilmente risparmiare? Il risultato è che nel bando di oggi compare anche il mio nome, che non c’entra niente e si dice che non c’entra niente, ma intanto lo si mette.
Perché lo si mette?
Perché alla pagina 285 dell’ordinanza uno degli imputati dice di essere in grado di far intervenire il capo di gabinetto dell’assessorato ai Lavori Pubblici sul Capo Conpartimento dell’Anas. È sufficiente questo perché il mio nome entri in neretto nelle cronache di questi giorni? Valutate voi.
Tuttavia noi abbiamo studiato bene l’ordinanza del Gip, perché è il nostro dovere capire se gli iter amministrativi sono esposti o no a interferenze esterne.
Il dato che ne vien fuori è che gli indagati non conoscevano le politiche dell’assessorato.
È interessante in tal senso l’intercettazione del 29 ottobre del 2014 nella quale uno degli indagati dice che «dai poteri forti che sono in Sardegna, mi hanno anche detto che da poco ha avuto un incontro molto… un incontro ravvicinato con l’assessore dei lavori pubblici, poi e… al secondo incontro non c’è più andato e quindi l’assessore ai lavori pubblici poi ha… è arrivato tramite ministro e quindi ha contattato il ministro».
Si parla del dottor Valerio Mele (il soggetto dell’incontro ravvicinato) e di me. In realtà che cosa era accaduto?
Era accaduto che il primo incontro tra me e Mele – avvenuto in piedi e alla presenza di molti testimoni – era stato burrascosissimo perché, come tutti sanno, aveva riguardato l’interruzione della SS 131 all’altezza di Villasanta e si era concluso con un mio rifiuto ad incontrare ulteriormente l’Anas nei palazzi regionali fino a che i lavori non fossero stati sbloccati. Questo avveniva agli inizi del mio mandato: verso febbraio-marzo 2014. Ma all’altezza cronologica dell’intercettazione, ottobre 2014, i rapporti con Anas erano radicalmente cambiati, erano stati sbloccati i lotti della SS 131 dopo l’incontro in Sardegna col Presidente Ciucci e la notte del 3 settembre era stato bloccato il traffico proprio per la ripresa dei lavori sul ponte di Villasanta. Altro che difficoltà di rapporti mediati da un ministro! I rapporti tra la Ras e Anas, e in particolare con il dottor Mele, a quell’altezza cronologica erano eccellenti e fattivi, come lo sono oggi, e infatti hanno portato in due anni alla riapertura della SS 131 e della SS 128 nel tratto della circonvallazione di Senorbì, per dire le prime due cose che mi vengono in testa.
Cosa intendo dire? Che basterebbe fare una ricerca in rete per distinguere le chiacchiere dai fatti; in Sardegna è uno sport molto diffuso parlare di chi non si conosce, far intendere che si sanno tante cose e invece ne si sa magari poche e di poco conto.
Mi dispiace. Ecco, volevo dire solo questo: mi dispiace. Lo schizzetto di fango gratuito di oggi è fuori contesto, privo di fondamento, lontano dalla verità delle cose e stridente rispetto al fair play che l’Unione sta mantenendo da un po’ di tempo. Consideriamolo un incidente e chiudiamola qui, ma chiedo che si tenga conto che nessuno di noi è fatto di ferro.
Nella foto trovate l’aereo che il Partito dei Sardi ha regalato al Presidente Pigliaru (domenica ad Abbasanta ci cantiamo No potho reposare a squarciagola).