di Paolo Maninchedda
Il cane mette all’angolo il gatto e il gatto graffia. Di chi è la colpa? In una logica aristotelica, il graffio è effetto dell’attacco del cane; in una logica italiana la colpa è del gatto che si è fatto mettere all’angolo, per cui, ormai sconfitto, non avrebbe dovuto graffiare.
Adesso sul G7 (come su tante altre questioni, ma questa questione mi riguarda più da vicino perché il Presidente aveva incaricato la mia struttura di accompagnarlo nell’opera e di fare il backoffice della trattativa) la colpa sarebbe della Regione, che a detta di qualche cagnaccio governativo sarebbe stata lenta, troppo dialogante, troppo gentile, troppo educata, troppo civile, e adesso che protesta sarebbe per l’appunto colpevole di non prenderla sulla schiena con rassegnato e sorridente mutismo.
Siccome non siamo scemi e sappiamo bene che queste impostazioni preludono a una campagna mediatica che, nell’ordine, potrebbe avere come argomenti contro la Sardegna: 1) la lentezza nella spendita delle risorse; 2) il piano di rientro della Sanità; 3) l’alta incidenza del diabete in Sardegna; 4) l’altezza media troppo bassa; 5) i non buoni risultati nei test Invalsi; 6) la sospetta e delinquenziale circonferenza cranica; 7) il ben noto e impertinente priapismo; 8) l’alto numero di dighe; 9) la crisi delle vocazioni sacerdotali come fallimento del vecchio welfare sacramentale; 11) il pericoloso diffondersi del sardus-english; siccome sappiamo tutto questo perché lo sperimentiamo da secoli, allora diamo conto di almeno due fasi del nostro confronto col governo Renzi su La Maddalena.
Ecco di seguito il testo della lettera (elaborata dal mio assessorato) inviata l’anno scorso da Pigliaru a Renzi sul modello gestionale dell’allora imminente G7, oggi fuggente G7:
“Egregio Presidente,
la possibilità di realizzare a La Maddalena il prossimo G7 rappresenta un’opportunità concreta per il Governo italiano di sanare una grave ferita di credibilità istituzionale che ha minato la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato.
Come è noto, infatti, gli interventi per il G8 2009, poi trasferito nell’aprile del 2009 a L’Aquila, sono stati – nel migliore dei casi – abbandonati per ormai 6 anni, oppure mal realizzati fino al punto (per i beni ricadenti nel patrimonio del demanio marittimo dello Stato) da richiedere una complessa procedura di bonifica cui stanno provvedendo la Regione d’intesa con il Ministero dell’Ambiente e con il Comune di La Maddalena.
In questo contesto, la Regione Sarda plaude all’intenzione del Governo di restituire completezza e funzionalità agli interventi pregressi attraverso un nuovo evento, il G7 appunto.
Per poter concorrere fattivamente a questa scelta, mi preme proporLe un’ipotesi di modello amministrativo di gestione dell’intervento che consentirebbe alla Regione e al Governo di concorrervi secondo i principi di sussidiarietà e di leale collaborazione che sono sanciti dalla carta costituzionale dello Stato.
Per tradizione, il Governo italiano in queste circostanze individua e nomina un proprio Commissario cui delegare poteri e funzioni per la realizzazione dell’evento. In ragione del poco tempo a disposizione, si prevedono poteri straordinari e procedure semplificate, esplicitati, se è possibile, ai sensi di decreti attuativi di leggi vigenti o sostenuti da un provvedimento legislativo ad hoc.
Il primo problema è delimitare l’area di intervento.
La Regione propone che essa sia distinta in due aree: una rossa, circoscritta ai siti già oggetto dell’intervento precedente, e una arancione, di area più vasta e comprendente l’intera Gallura.
Nell’area rossa agirebbe il Commissario governativo, in quella arancione il Presidente della Regione, con stessi poteri e procedure semplificate. Gli interventi sarebbero ovviamente coordinati e definiti attraverso una sorta di Programma Generale degli interventi condiviso e predisposto d’intesa tra i due.
Nell’area rossa si interverrebbe attraverso nuove risorse nazionali; in quella arancione attraverso risorse regionali e stralci dal Fondo di Sviluppo e Coesione della Regione Sardegna.
Un’impostazione siffatta consentirebbe al Governo di occuparsi dell’area del Summit in tempi molto contenuti, e alla Regione di mettere ordine nell’area vasta nei settori del rischio idrogeologico, dell’idrico potabile, del multisettoriale, della portualità, dei trasporti, del decoro urbano, del riordino urbanistico e dell’assetto ambientale.
Data la ristrettezza dei tempi, Le propongo di verificare l’ipotesi prospettata in un tavolo tecnico bilaterale, da convocarsi nei tempi per Lei più opportuni.
In attesa di un cortese riscontro, porgo cordiali saluti “
Ovviamente la lettera non ha avuto alcun riscontro, ma era e resta la posizione della Regione Sardegna. Si è stati troppo gentili? Troppo arrendevoli? Non si è usata nessuna tecnica persuasiva, nessun corridoismo romano, nessuna cerimonia di vassallaggio e per questo non si è stati presi in considerazione? Pazienza, ma tracce di saliva sarda a Palazzo Chigi in questa legislatura non se ne troveranno.
Non è finita qui.
A un certo punto sembrava che il problema fossero i posti letto delle strutture alberghiere. Sentimmo puzza di bruciato, perché tutti i dati erano disponibili presso gli uffici della Protezione civile, ma comunque chiedemmo uno sforzo alle strutture alberghiere e trasmettemmo le carte (gli albergatori, alcuni dei quali anche in buone relazioni con esponenti del governo, ci avvertirono che sentivano una forte puzza di bruciato). Poi arrivò l’altra inutile complicazione: il press-media-center (detto nel vecchio italiano, il Centro Stampa). Per ragioni di sicurezza non si poteva più fare a Olbia, come era stato previsto per il vecchio G8.
Pazientemente si è scritta questa mail a Palazzo Chigi:
“Carissimo,
in riferimento allo svolgimento del summit del G7 a La Maddalena, come da te richiesto preciso quanto segue.
Già in occasione del G8 del 2009, il Dipartimento della Protezione Civile aveva dovuto affrontare il problema della localizzazione del Press Media Center. Allora risultò che nell’area vasta interessata dall’evento non esiste alcuna struttura adeguatamente capiente ed attrezzata su cui incardinare le funzioni della sala stampa. Nel 2009 si stimavano i giornalisti accreditati nel numero di 3.500. La soluzione allora individuata fu la costruzione di una tensostruttura adeguata al numero di giornalisti da ospitare da installare nel porto di Olbia. Appreso che questa soluzione non è più ritenuta congrua dall’Amministrazione dello Stato, per la soluzione del problema ti ricordo che già nel 2009 la Protezione civile aveva individuato per lo stesso scopo un’area sul’isola della Maddalena in prossimità dell’ex arsenale. Credo che questa soluzione possa essere ripresa e sviluppata, sempre ipotizzando comunque l’allestimento di una tensostruttura.
Viceversa non mancano altre aree sia sull’isola della Maddalena che nell’area di Palau che possono essere adibite allo stesso scopo; si tratta evidentemente di selezionarle in funzione di requisiti di sicurezza e di funzionalità che gli apparati dello Stato vorranno determinare.
Confermandoti la ferma richiesta della Regione Sardegna affinché il prossimo G7 possa svolgersi a La Maddalena, in modo da essere occasione per rimediare alle storture e al degrado dei luoghi prodotti dalle fasi preliminari e poi dal mancato svolgimento del G8 del 2009, ti esplicito la nostra predilezione per un approccio sistematico e non episodico di tutti i problemi che occorre risolvere per ottenere questo importante risultato. La Regione Sardegna è, pertanto, impegnata sin d’ora a partecipare alla ricerca delle soluzioni di qualsiasi problema tecnico-logistico che si dovesse presentare.
Cordiali saluti“.
Non è finita qui. Oggi si parla tanto di emendamenti sospetti alle leggi italiane. Posso raccontare una storia di emendamenti lindi e pinti che riguardano la Sardegna. Nel dicembre scorso, il sottosegretario Lotti si adoperò molto per la Sardegna e riuscì a inserire nel Milleproroghe l’emendamento che salvò la possibilità della ricostruzione della strada di Monte Pinu in Gallura. Fu un risultato notevole e non semplicissimo. In quell’occasione noi chiedemmo un’altra cosa, che invece si arenò: noi chiedemmo che ci dessero i poteri per mettere a posto le aree alluvionate con tempi ridotti della metà rispetto a quelli che si cumulano con l’insieme delle tempistiche delle norme italiane. Quando qualche giorno fa scrissi che con più poteri riuscirei a fare più cose, mi riferivo esattamente a questa previsione normativa. Onda farla pasare alla microstoria degli emendamenti virtuosi, ne divulgo il testo, a futura memoria, amen:
Art. XX
Interventi urgenti nelle situazioni a elevato rischio idrogeologico al fine di salvaguardare la sicurezza e l’incolumità pubblica
- Nelle ipotesi in cui sia stato dichiarato lo stato di emergenza per situazioni di elevato rischio idrogeologico ai sensi dell’art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e s.m.i. e permanga un concreto pericolo per la sicurezza e l’incolumità pubblica che richieda interventi di messa in sicurezza dichiarato con ordinanza del Presidente della Regione commissario straordinario delegato ai sensi dell’art. 10 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 91, conv. con modif. dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, tutti i termini previsti dalla vigente normativa per le attività di progettazione degli interventi, per le procedure di affidamento dei lavori, per le attività di direzione dei lavori e di collaudo nonché per ogni altra attività connessa volti sono ridotti della metà.
- L’approvazione dei progetti avviene a mezzo di conferenza di servizi convocata dal Presidente della Regione commissario straordinario delegato. Detta conferenza deve concludersi nel termine di trenta giorni dall’inizio del lavori, fatti salvi i termini di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i., pure ridotti della metà.
CHE CASPIO CI FACCIAMO IN QUESTO STATO DI MELMA?