di Paolo Maninchedda
Mi pare che nel dibattito sulla Finanziaria 2016 manchi qualche consapevolezza. È la prima finanziaria dopo molti anni che viene discussa con un dato 2015 sugli occupati che si è consolidato negli ultimi mesi dell’anno: il numero degli occupati sale senza che diminuisca il numero di coloro che cercano lavoro. Insomma, sono posti di lavoro veri.
Per anni è accaduto che il numero dei disoccupati sia sceso semplicemente perché aumentava il numero dei disperati che non cercavano più lavoro e dunque non venivano più censiti come disoccupati. Il trend registrato nel 2015 invece attesta un vero incremento degli occupati e registra questa performance sarda come la migliore tra le regioni del Mezzogiorno della Repubblica italiana.
Ovviamente, la nostra – della Giunta – comunicazione masochista e trappista è riuscita a godere di questo risultato per meno di cinque minuti, tanto meno è riuscita a spiegarla.
Però il dato è lì e pone un problema al Consiglio. Questo risultato non è prodotto da un aumento della spesa pubblica, cioè da stanziamenti mirati del bilancio regionale per questo o quel settore, per questa o quella opera; è invece il risultato, fragilissimo, di una migliore funzione pubblica della regolazione del mercato. Più concorrenza, regole più semplici, più attenzione all’immissione tempestiva delle risorse nel mercato, più fiducia nelle imprese che sanno fare il loro mestiere, più severità verso chi consuma impunemente risorse pubbliche.
Posso sbagliare, ma dovremmo tutti dedurne che dovremmo fare leggi finanziarie più di regolazione che di spesa e dissipazione. C’è da ragionarci sopra in questi giorni.
Tanto più che il mercato sta mandando segnali molto preoccupanti in settori strategici per noi.
Alla borsa merci di Milano il 14 marzo si è rilevata una lieve flessione del prezzo del Pecorino Romano che lo ha portato per la prima volta dopo molto tempo sotto gli 8 euro al chilo. Però nel mercato la flessione è stata più consistente, al punto che il giorno dopo si sono registrate transazioni già a 7,50 al chilo. Questo significa che soprattutto le cooperative stanno cominciando a svendere pur di fare cassa. Di conseguenza avremo la diminuzione degli acconti sul latte e il clima nelle campagne riprenderà ad accendersi. Per una più esaustiva informazione uso la rassegna stampa Coldiretti (che consiglio anche agli amici della Coldiretti che non sempre la leggono):
“Occhi puntati su olio e latte, il primo alle prese con le importazioni dalla Tunisia, il secondo con la crisi dei prezzi che strangola le stalle. Della “battaglia dell’olio”, come l’ha chiamata il “Corriere della sera”, si inizia a parlare l’11 marzo su molti quotidiani e fra questi “Repubblica” che spiega come l’obiettivo di sostenere l’economia tunisina si stia trasformando in un danno per l’olivicoltura italiana.
Toni accesi quelli de “Il Giornale” che racconta i retroscena di questa scelta che penalizza i nostri produttori. Interviene sull’argomento Paolo De Castro che intervistato da “Il Resto del Carlino” del 12 marzo definisce uno sbaglio nei tempi e nei modi la scelta delle importazioni a dazio zero dalla Tunisia. “Libero” nello stesso giorno punta il dito su dodici eurodeputati italiani che hanno siglato l’intesa per l’importazione di olio tunisino. In difesa dell’accordo l’articolo pubblicato da “L’Unità” del 12 marzo che ne ribadisce le finalità, tese a sostenere l’economia tunisina.
Dopo l’olio è il turno del latte alle prese con una pesante crisi i cui effetti si pensa di arginare con una moratoria dei debiti degli allevatori, come anticipa “Il Sole 24 Ore” del 12 marzo. Della crisi del latte si occupa il vertice dei ministri agricoli della Ue, in vista del quale si moltiplicano le proposte, come quella riferita da “La Stampa” del 13 marzo di predisporre un taglio volontario della produzione. Le conclusioni del vertice comunitario sono riportate da “Il Sole 24 Ore” del 15 marzo che precisa come gli aiuti predisposti da Bruxelles vadano a latte in polvere e burro. Aiuti che toccano solo marginalmente i produttori italiani, come sottolinea il giorno seguente ancora “Il Sole 24 Ore”.
Un’altra delusione per gli allevatori arriva dalla conclusione dei lavori dell’Antitrust che assolve le industrie del latte dal sospetto di fare “cartello” e punta il dito contro gli stessi allevatori, poco organizzati. I dettagli si possono leggere su “Repubblica” del 12 marzo.
Sul settore del latte si abbatte infine una nuova emergenza con la scoperta di partite di latte e di formaggi contenenti aflatossine. Se ne parla il 16 marzo sul “Giornale di Brescia”. Unica consolazione è la conferma della moratoria sui mutui che potranno essere sospesi per 30 mesi. La notizia è riportata il 17 marzo da numerosi quotidiani e fra questi “Il Sole 24 Ore” e “QN”.
Nel frattempo sta arrivando anche una legnata sul pomodoro e sul grano.
Nel frattempo Terna continua imperterrita nella sua azione sul mercato elettrico sardo che tiene chiuse le fabbriche.
Nel frattempo, mentre aspettiamo l’arrivo di milioni di turisti, le nostre discariche si riempiono di rifiuti.
Nel frattempo, mentre non piove a sufficienza, esiste un grande problema a estendere l’ambito del Servizio Idrico senza aumentare la tariffa oltre il dovuto.
Pochi temi per dire che ci sarebbe molto da regolare. Che dite?
Comments on “Posti di lavoro e minacce alla ricchezza della Sardegna”
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..temi sicuramente di grande rilevanza, economica e sociale, ai quali se ne possono affiancare degli altri. Occupazione: avete idea di quale sia il tasso di disoccupazione in Sardegna?…e del rapporto di dipendenza strutturale?…e dello spopolamento del centro sardegna? della politica di riqualificazione professionale per i soggetti espulsi dal mondo del lavoro? avete idea di quale sia il bilancio medio familiare di un lavoratore con famiglia a carico nel 2015? Beh, è giusto e plausibile porre questioni di politica economica e industriale, proprio perchè rilevanti per lo sviluppo economico e territoriale, ma si tratta di questioni distanti anni luce dall’interesse della persona comune ( quindi non gli imprenditori interessati ) che s’arrabbata nella contingenza ed esse lo saranno tanto più se la Regione Sardegna e i suoi attori istituzionali continuano a tacere sulle privazioni patite dai giovani e dalle famiglie. Oggi forse come 40 anni fa…
Abbiamo tutti questi casini…e che fa’ Pigliaru va a Tunisi per ricordare il Bardo…fatemi capire per favore…