di Paolo Maninchedda
Quando le cose vanno bene, rilevo nei miei interlocutori amministratori (sia locali che regionali) un simpatico uso del ‘Noi Sardi’. Quando risolviamo un problema in Regione, si parla di ‘Noi Sardi’. Quando invece le cose vanno male si scivola verso il ‘Voi assessori’ o il ‘Voi politici’.
Si potrebbe pensare che si tratti di una variante della nota malattia detta ‘maanchismo’, cioè di quel ragionare barocco e involuto per cui, non riuscendo ad essere netti e chiari perché consapevoli che le responsabilità non sono dell’interlocutore, prima lo si accusa comunque, poi si aggiunge un ‘ma anche’ e si formulano le attenuanti, che in genere consistono nell’individuazione di complici.
Mi verrebbe da giocare al ‘Noi’ e al ‘Voi’ quando mi pongono problemi di potabilità su impianti abbandonati da Dio e dagli uomini su cui le prime manutenzioni da decenni le ha varate il sottoscrito; mi verrebbe da giocare al ‘Noi’ e al ‘Voi’ quando sento parlare di depuratori abbandonati dalla amministrazioni locali o mal progettati e dimensionati, o quando registro ritardi ingiustificabili nella progressione delle progettazioni e delle attività di gara su interventi importantissimi. Non lo faccio perché è stupido farlo. Ritenere di assolvere alle proprie funzioni di uomini di Stato (dello Stato Sardo) chiamando un corrispondente locale e esercitandosi nello scaricabarile quotidiano, non risolve alcun problema, non procura un voto, non aumenta il prestigio personale, favorisce soltanto il diffondersi di una sensazione di disordine e di abbandono che poi rende difficile ogni sforzo di riforma e di cambiamento.
Lo stesso discorso vale per le presunte notizie eclatanti. Leggo di depositi atomici a Ottana e sicuramente ci sarà qualche indizio da qualche parte per dire che si tratta di un pericolo reale. Ma voglio dire con chiarezza a tanti soggetti, pubblici e privati, che se si pensa di salvare la Centrale e le attività produttive di Ottana con questi mezzi, si è intrapresa una strada tanto spettacolare, quanto incomprensibile e, a mio avviso, inutile se non dannosa.
Bisogna ricostruire il ‘Noi’ e usare la dialettica politica (il ‘Voi’ e il ‘Noi’) dentro un quadro di riconoscimento reciproco che fa fare passi avanti e non indietro, che consente di affinare le scelte, che migliora l’attuazione dei programmi. La dialettica politica come ‘processo delle responsabilità’ (di chi è la colpa? chi impicchiamo oggi?) è una tracimazione del processo penale e civile (spesso usata in periodi rivoluzionari da minoranze senza senso della giustizia e del ridicolo) che, come tutti sapete, io considero una necessità ma assolutamente non un modello.
Comments on “Il ‘Noi’ e il ‘Voi’”
Comments are closed.
Concordo sia con il Dott. Maninchedda per quanto riguarda l’analisi su Ottana, sia con Vale.
Aggiungo solamente che la miglior medicina per il sito di Ottana sia una: La ripresa del lavoro, gli impianti O.P. devono ripartire! Tale farmaco ha indubbia forza sia sull’economia che sulle persone, la loro dignità, il loro benessere.
L’effetto si estende al territorio e alla società, la ripresa produttiva di Ottana Polimeri è l’unica via d’uscita, forse è il caso di mettercelo in testa.Ben vengano comunque eventuali altri interventi a sostegno dell’industria seria e produttiva, ma credo che la via maestra sia sempre la solita.L’unica che può dare respiro sicuro e certo anche alla Centrale O.E., spero si torni a parlare di progetti per la ripartenza degli impianti, il ritorno al lavoro degli operai di Ottana Polimeri e di quelli delle ditte esterne, il ritorno della speranza nel futuro per noi e le nostre famiglie.
Indubbiamente va approfondito e non sottovalutato la notizia del progetto del deposito nucleare a Ottana, ma è altrettanto apprezzabile il concetto dell’Assessore finalmente. Il rilancio di un sito industriale non deve avvenire cavalcando l’onda ma sviluppando politiche industriali garantendo competitività e riproponendo filiere di interesse nazionale strategiche,intervenendo per la continuità energetiche delle centrali sarde garantendo servizi per le aziende e concretizzare l’arrivo del metano. Altri strumenti di sopravvivenza ben noti non garantiscono in prospettiva nessun sviluppo occupazionale.