di Paolo Maninchedda
Come viene generato il deficit della sanità?
Uno dei fattori, lo ripeto anche se non tutti sono d’accordo, è dovuto all’impossibilità di controllare la spesa.
La Regione, per il fallimento del sistema informativo Sisar (una vergogna dell’autonomismo sardo), può monitorare la spesa a posteriori, non riesce invece a controllarla a priori. In poche parole, la Regione sa della spesa dopo che è stata fatta.
Tuttavia, la Regione dovrebbe dotarsi di un quadro della spesa per singolo reparto e per singolo servizio che ci dica dove si registrano i maggiori scostamenti tra costi e ricavi. Questa tabella non è disponibile.
Ieri, nella difficile riunione di Giunta sull’Asl unica (su cui noi non siamo tecnicamente d’accordo perché riteniamo che non risolva alcun problema di quelli che stanno generando deficit, da una parte, e insoddisfazione per i servizi dall’altra), ho proposto la tesoreria unica regionale per la sanità. In poche parole, i conti correnti delle singole Asl confluirebbero in un solo conto corrente che ha un amministratore regionale, il quale non ha poteri sulla destinazione della spesa, ma è in grado di far rispettare i etti mensili e annuali di spesa assegnati. In questo modo si avrebbe la certezza che la somma stanziata a bilancio (che per il 2016 mi pare sia 3100 milioni di euro) non venga superata e produca deficit.
Altra operazione da fare è la attenta riorganizzazione degli ospedali in area uribana. È un cavallo di battaglia di Paolo Fadda (l’ex sottosegretario di Stato alla Salute ) e secondo me è un’intuizione giusta. Non possono esistere tre primariati di una determinata specialità nella stessa azienda. Dobbiamo fare scelte coraggiose. In alcuni settori si avrà contro un pezzo di massoneria, in altri pezzi del centrodestra e in altri ancora pezzi del centrosinistra, ma o si fanno queste scelte giuste e coraggiose o non si raddrizza una situazione drammatica. Se si fanno bene le cose nelle aree urbane, si può essere credibili nelle aree rurali, dove i presidi devono continuare a esistere, ma assolutamente non nella forma attuale.
La terza operazione, invece, l’ho sentita rappresentare dal senatore Silvio Lai, il quale richiama costantemente l’attenzione sul fatto che alla base del nostro sistema sanitario stanno i manager delle Asl, pertanto o li si sceglie capaci o comunque si genera deficit. Questa è evidentemente la maggiore responsabilità politica. Dobbiamo abituarci, dico io, a legare ruolo a merito e ruolo a responsabilità, sia verso il riconoscimento del risultato conseguito sia verso la sanzione dell’obiettivo non raggiunto. L’aumento dell’Irpef è avvenuta senza alcun costo per l’ampio ceto politico e amministrativo che in qualche modo lo ha generato. Non è un bell’esempio di efficienza.
La quarta operazione è invece un cavallo di battaglia dell’ex assessore alla sanità Roberto Capelli. È lui che sta minuziosamente controllando i bilanci delle Asl e che sta ravvisando in tante aziende la persistenza di abitudini (per esempio il cambio degli pneumatici nelle auto aziendali a periodi molto ravvicinati) non appropriate. Una spending review sui consuntivi Asl, esplosi per singola voce di bilancio, oggettivamente produrrebbe un risparmio non banale.
Queste e altre operazioni vanno messe in campo entro fine anno, altrimenti il 2016 riparte con in pancia la stessa malattia deficitaria del 2014 e del 2015. Poi occorrono le leggi di riforma strutturale, ma nel frattempo si deve fermare l’emorragia, altrimenti la macchina sanitaria continua a produrre fabbisogni finanziari sempre più insostenibili per il Pil prodotto dalla Sardegna.
Comments on “Il buco della sanità”
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Condivido ed approvo questo intervento; sottolinerei un punto che in questo bel commento non è stato toccato ma che ritengo importante; durante la progettazione e durante il dibattito sulla rete ospedaliera, che ritengo giustificata ma migliorabile, si sono giustificate alcune scelte in base al tipo di prestazioni ed alla qualità delle stesse con grandi elogi per alcuni ospedali e retrocessioni per altri. Questo non è accettabile! Per lo più’ da soggetti politici coinvolti. La classifica su nosocomi e servizi e’ pericolosa e fuorviante e chi esterna su determinati nosocomi che elargirebbero prestazioni medio-basse dovrebbe assumersi la responsabilità e l’onere politico di risolverlo , se conosce le criticità…ma col Sisar si può come Lei mi insegna.
Un altro problema che non è stato considerato e’ quello della competitività dei nostri ospedali e della loro produttività ; come ho esternato a qualche consigliere regionale di maggioranza una terapia incisiva sarebbe la revisione dei contratti dei direttori di struttura complessa sia per quel che riguarda la durata ( due anni mi sembrano sufficienti per dimostrare il valore della propria gestione e professionalità ) sia la scelta ( libero mercato con DG che possano scegliere in base al curriculum il candidato ideale eliminando Concorsi pubblici che spesso e volentieri danno adito a polemiche e commenti maliziosi che screditano la stessa figura del candidato nominato.
Complimentandomi per un analisi puntuale e coraggiosa
Le auguro un Buon Natale.
Interessanti spunti di riflessione. In realtà i fattori che determinano la spesa sanitaria sono ben noti a chi studia in modo approfondito questo mondo molto meno complesso di quanto si voglia far credere. I bilanci sono leggibili e i documenti ufficiali. Rimandare al concetto di perdita è un modo per sviare l’attenzione da come si muovono i costi in valore assoluto e relativo negli anni. Leggendo in sequenza questi dati appare chiaro che è necessaria una conduzione fortemente manageriale e non solo sanitaria che fino ad oggi non c’è stata perchè è scomoda e penalizzante per la politica stessa almeno in un medio periodo. Bisogna dare la possibilità di gestire con criteri manageriali come avviene ed è avvenuto in altre realtà regionali con obiettivi veri che in mancanza di riscontro generano il licenziamento automatico dei manager. Il continuo rimpallo di responsabilità non credo sia utile a nessuno e forse al cittadino medio neanche interessa.
In sostanza, da quello che scrivi, manca un sistema di programmazione e controllo di gestione che ti dica, con l’analisi degli scostamenti, come sta andando la spesa sanitaria. La contabilità generale ti dice solamente a fine anno come è andata, quali sono stati i costi e i ricavi e non ti consente di fare azioni correttive se non fuori tempo massimo. Possibile che le figure con queste competenze non contino nulla nella sanità regionale? Buone feste