di Paolo Maninchedda
Unicredit ha fatto la sua scelta: sosterrà l’offerta del dott. Onorato per il controllo di Tirrenia. Con lei anche un Fondo di investimento. Tutto si chiuderà entro i primi di luglio. Al termine di questo percorso, la Sardegna avrà un solo operatore per i suoi trasporti marittimi, con nessun strumento in capo alla Regione per condizionare realmente l’attività del patron della Moby. È chiaro che per un Fondo una situazione di monopolio è una situazione ottimale, perché il monopolista può adeguare le tariffe agli obiettivi di rendimento del capitale dei suoi investitori.
L’argomento era stato ben evidenzato al governo italiano durante la visita di Renzi a Olbia e ci si era trovati d’accordo sul fatto che occorreva contrastare una condizione di monopolio non regolato quale quella in cui ci si troverà tra qualche settimana in Sardegna.
Evidentemente le banche sono più forti anche del Governo italiano, come personalmente ho sempre pensato.
Nel frattempo il Banco di Sardegna, coperto dalla cortina di silenzio che in Italia copre da sempre tutte le scelte bancarie strategiche, continua a foraggiare il foraggiato.
Mi spiego.
Ai tempi del mai da me compianto Cossiga, il Banco aveva un portafoglio di clienti privilegiati, alcuni dei quali promossi sul campo anche ad amministratori del Banco, che hanno goduto di particolari politiche di credito, coerenti con i tempi che furono e con le ambizioni aziendali che furono.
Oggi dietro queste aziende c’è una situazione diversificata: in alcuni casi si ha floridezza abbondante, in altri debito pauroso. Come si comporta il Banco con i vecchi padroni indebitati e con i loro amici (ogni amicizia di potere in Sardegna è una genealogia)? Non è lecito saperlo. Non è lecito sapere se il trattamento è lo stesso, durissimo e severissimo, che il Banco applica ad altri normali operatori economici, in difetto di possedere situazioni debitorie gravi che chiamano altri finanziamenti e altri ancora, oppure se il trattamento è quello delicato, ragionante, paludato, silenzioso, che si riserva a chi è nei casini e ha incasinato anche la Banca. Ci sono quelli a cui vengono fatti gli atti, ci sono quelli avviati al fallimento, ci sono addirittura società regionali che devono andare in concordato per il debito col Banco, ci sono altre società regionali che non debbono nulla al Banco perché con le proprie forze stanno facendo fronte ai propri impegni, e ci sono gli antenati indebitati che invece vanno trattati con i guanti. Dai normali e comuni mortali si pretendono garanzie vere, dagli antenati si accettano garanzie discutibili. Questa è l’Italia. Massima trasparenza su un euro pubblico, massima cortina su un euro privato, anche se usa i soldi dei risparmiatori sardi. Possibile che non si capisca che sui debiti verso le banche, che sono alimentati dal risparmio privato, occorre chiarezza? Occorre che i cittadini possano verificare e capire le politiche della banca, possano verificare se e come il loro denaro venga utilizzato in modo congruo o incongruo. Invece tutto tace, tutto è coperto. La trasparenza avviene quando si è alla catastrofe come è accaduto per il Monte dei Paschi. Ma è possibile che si possa ‘vedere’ una politica bancaria prima che produca i suoi effetti e non solo e sempre dopo?
Comments on “Unicredit circonda la Sardegna. Il Banco di Sardegna foraggia certa Sardegna”
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È semplicemente scandaloso, dare il controllo della flotta navale a Onorato, ( e a chi è dietro di lui) è come aver dato le chiavi di casa a un estraneo….adesso dobbiamo suonare il campanello anche per entrare…
E pensare che eravamo riusciti a creare una concorrenza, più che mai in quel frangente prevalse, Poco locos y mal unidos! Non parliamo delle banche poi, altro capitolo chiaro a tutti, ma di fatto inspiegabile.
È vero stiamo affondando, questa volta non è colpa di Schettino!
Gramsci nel 1924, in un suo articolo, individuava nel Vaticano ” la più vasta e potente organizzazione privata che sia mai esistita”. Dava conto, inoltre, del caro prezzo pagato dal popolo italiano per il salvataggio del Banco di Roma, dove erano depositati tutti i fondi ecclesiastici. Implicitamente indicava quale fosse, ex aequo, l’altra più vasta e potente organizzazione privata. Venne arrestato e fatto morire in carcere da eretico e teorico dell’eversione proletaria. Tutto è opinabile, certo, ma in qualcosa a mio avviso aveva azzeccato!
http://www.illibraio.it/pdf/Articoli_Io-so-e-ho-le-prove-Imperatore.pdf
buona lettura….
Giorgio
Tirrenia presenta in dotazione le seguenti unità trasporto passeggeri:
n° 7 navi da 36.000 Tsl (da 1900 a 3000 passeggeri, fino a 1085 autovetture).
n° 2 navi da 30.000 Tsl (nd)
n° 1 nave da 27.000 Tsl (nd)
n° 1 nave da 21.000 Tsl (nd)
Nel piano industriale quinquennale non vi è evidenza di navi da 15.000 Tsl, di recente varo, che abbassano notevolmente i costi di esercizio nel periodo di minore traffico e favoriscono pertanto l’ottimizzazione gestionale e l’economia di scala con riduzione su base annua del costo dei biglietti.
Ma non basta: Moby è caratterizzata da una vetusta flotta, inadeguata sotto ogni aspetto: a parte Aki e Wonder (anni 2005-2001 per 36.000 tsl) e Tommy (anno 2002 per 28.915 tsl), presenta solo vecchie navi fra cui Drea e Otta (22.528 tsl) Vincent e Corse (12.108 e 19.321), con Ale, Love, Baby, Giraglia, Bastia <10.000 tsl. Con CIN Onorato ha fatto l'affare, ma non lo hanno fatto certamente i viaggiatori (sardi e non).
http://www.vincitorievinti.com/2015/06/i-salvataggi-della-grecia-che-salvarono.html#.VYfe03xjYOM.facebook
http://www.vincitorievinti.com/2015/04/come-scegliere-una-banca-davvero-sicura.html?m=0
Concordo pienamente sul comportamento delle banche.
Il rendimento del capitale dei loro investitori, è l’unico obiettivo che si pongono.
Se poi avviene qualche catastrofe , ci pensa il Monti di turno a risolverla.
Perché lo permettiamo?
Forse perché nessuno ha mai pensato di mettere assieme i risparmiatori, e spiegare i loro diritti.
Cioè, che stiamo permettendo di usare i nostri risparmi per continuare a farci male.A chi fa comodo? Non certo a noi Sardi.