di Paolo Maninchedda
Ieri ho avuto un confronto serrato con un leader di un altro partito della coalizione. Mi sono convinto ulteriormente della necessità impellente di lavorare bene non solo sul piano amministrativo, ma anche su quello simbolico.
Il presidente Pigliaru ha parlato egregiamente ieri in Aula di insularità; bene, noi, dobbiamo parlare a testa alta di sovranità, cioè di poteri legittimamente rivendicati e esercitati. Ma non basta. Servono simboli.
Fra un anno si vota a Cagliari. Come arriva alle elezioni un partito della sovranità? Può arrivarci accettando il consueto perimetro delle cose fatte e delle cose da fare? No, non possiamo arrivarci così.
Noi dobbiamo porre in campo la coniugazione dell’utilità (cose fatte e da farsi) con la rappresentatività (il valore delle cose).
Esiste una componente materiale della politica (opere pubbliche, servizi, urbanistica, trasporti ecc.) e una componente immateriale (la lettura della città, la consapevolezza della città) che è essenzialmente cultura.
Bene, Cagliari per esempio, sta andando, né più né meno come Olbia, alle elezioni amministrative, senza dibattito politico-culturale. È sbagliato adagiarsi sull’anestesia prodotta dal disorientamento. L’assenza di dibattito è il brodo di coltura del neofascismo qualunquista, che in città ha i suoi campioni parassitari.
Cagliari può arrivare alle amministrative facendo finta di nulla sulla guerra della Camera di Commercio, sul suo significato profondo di scontro sulle aree edificabili?
Cagliari può arrivare alle amministrative senza una domanda centrale su come strappare Santa Gilla all’industria e restituirla alla storia, all’ambiente, al turismo? Cagliari può arrivare alle amministrative senza che ci si chieda come vivere di arte, università, istruzione, archeologia, spettacolo, musica, turismo, qualità della vita? No, Cagliari deve discutere di queste cose e le occasioni di dibattito dobbiamo produrle noi e non solo noi.
Proviamo a immaginare una sguardo su Cagliari da capitale della Repubblica di Sardegna. Lo sguardo è più intenso e creativo, credetemi.
Proviamo a trovare un luogo dove cominciare a mettere insieme un primo screening di questa visione, un primo luogo di confronto pubblico e aperto.