di Mario Uras
Coordinamento regionale del Partito dei Sardi
L’attività di Agea (Agenzia per le erogazioni, con sede, come al solito, a Roma) per l’aggiornamento (refresh) dei codici attribuiti ai terreni su cui si chiedono i contributi all’UE sta provocando danni economici consistenti agli agricoltori e ai contadini sardi, vittime della burocrazia ministeriale ma anche vittime della scellerata scelta fatta dalla Regione nel 2007 e confermata nel 2009 di affidare i controlli locali a Agea anziché farseli da sola.
Cosa sta accadendo? Accade che Agea è estranea e avversa agli interessi e alle peculiarità dell’agricoltura Sarda. Ha dato indicazioni operative ai suoi tecnici rilevatori delle particelle agricole, di trasformare i “pascoli cespugliati” in “boschi non pascolati”, i boschi pascolabili in boschi non pascolabili, ecc ecc
Prima, per esempio, un terreno classificato con Codice Pascolamento 650 ( Bosco ) poteva essere riconosciuto come pascolabile nel sottobosco. Oggi questo non è più permesso in base alle nuove disposizioni.
Prima potevamo trasformare un codice 650 ( Bosco ) in un codice 654 ( bosco al 50%) e quindi vederci riconoscere il 50% delle superficie netta, ora questo è impedito. Immaginate l’effetto che si ottiene sui boschi delle nostra terra che sono pascolati da pecore capre e bovini.
Al contrario i codici 654 ( Pascolo al 50% ) sono diventati in questo refresh codici 650 ( Bosco ).
I codici che riguardano di solito pascoli con macchia mediterranee e/ cespugli (653) sono diventati nella migliore ipotesi 654 ( bosco 50%), nella peggione 650 o addirittura Tare ( 770)
Stesso discorso vale per tutti quei terreni con rocce affioranti del nostro territorio.
Tutto ciò porta alla decurtazione alla Sardegna di superfici finanziabili a favore di altre regioni in particolare del nord Italia, a evidente sfavore di quelle regioni in cui domina la macchia mediterranea .
La conseguenza? Per capirci, terreni di 40 ettari che fino a ieri erano considerati di uso agricolo o per il pascolo cespugliato nella nuova mappatura sono diventati per la quasi totalità (37 ettari) boschi e dunque sottratti alle possibilità di ricevere finanziamenti. Se proviamo a fare due calcoli, questa operazione di AGEA inciderebbe in media su ogni azienda sarda per una somma pari a 250 – 300 € per singola azione. Nell’ipotesi che un’azienda presenti domanda su tre o quattro azioni, il calcolo è presto fatto, si arriva a più di 1000 euro ad azienda. Estendiamo questo dato alle circa 12.000 aziende che presentano domanda e raggiungiamo il valore del danno procurato da Agea: 12 milioni di euro circa.
Altra semplice conseguenza: chi nel passato aveva avuto i propri terreni classificati con questi codici vedrà i propri titoli, acquisiti e riconosciuti negli anni passati, divenire oggetto di ricalcolo e in tanti casi anche di decurtazioni e di recuperi. Gli imprenditori agricoli, nella peggiore delle ipotesi, rischieranno la denuncia per Tentata Frode nei confronti della U.E e, nella migliore, un’iscrizione massiva in PRD (Procedura Registrazione Debiti) e nella BDD ( Banca Dati Creditori Grazie a Agea, la Sardegna sta perdendo migliaia di ettari di superficie coltivabile e finanziabile; decine di pratiche legate al PSR e alla PAC andranno in anomalia, molte delle quali con impegni finanziari pluriennali, rischiando di concludersi con esito negativo a danno di centinaia o migliaia di operatori del settore.
Se questo è potuto accadere è perché la competenza sugli usi dei macrosuoli non è della Sardegna. Il che significa che lo Stato può tranquillamente ignorare o privare di valore l’ambiente endemico della Sardegna, come il pascolo arborato, vale a dire quella macchia mediterranea che non solo è una peculiarità del nostro paesaggio ma è anche ciò di cui si cibano i nostri animali e che fa l’unicità della qualità e del gusto dei nostri prodotti.
Ancora una volta l’ignoranza o l’avversità dello Stato italiano unite alla nostra mancanza di sovranità vanno a ledere tanto la nostra diversità quanto i nostri interessi.
L’on. Pier Mario Manca del Partito dei Sardi chiederà dunque che:
a) Agea fornisca alla Regione la lista di lavorazione con tutte le particelle che oggi risultano in eclatanza generando anomalie e di conseguenza esiti aziendali catastrofici;
b) l’Assessorato all’Agricoltura intervenga su Agea in conferenza Stato-Regioni chiedendo la riapertura di tutti gli usi del territorio in modo da poter effettuare una nuova mappatura rispettosa dei nostri interessi e della nostra biodiversità;
c) la competenza dell’inserimento delle nuove mappature sia affidato ad Argea, l’Agenzia Regionale per le Erogazioni in Agricoltura.
Ciao Mario, leggo solo ora e non posso (da agronomo libero professionista) che confermare quanto da te scritto. Uno scandalo ciò che sta succedendo, e nessuno può muovere un dito, vista la “sordità” di Agea e SIN, che non lavorano le istanze di riesame, oppure se le lavorano peggiorano la situazione.
Il calcolo è presto fatto, proprio in questi giorni, con i primi decreti di pagamento degli anticipi Domanda Unica 2014 si vedranno i primi effetti.
Pagamenti interamente bloccati per migliaia di aziende.
Altro problema, La nuova PAC: doveva essere un’opportunità di crescita, e invece si rischierà di perdere ulteriormente.
Aumenteranno gli impegni (greening, aree di interesse ecologico, ecc), difficili da rispettare quando gestiti da un sistema (SIAN) che sappiamo già non funzionerà.
Sono curioso di vedere sul GIS riportate le superfici occupate dai muretti a secco, dalle alberature, ecc…
Sarà un disastro….
A presto
Peppe
Mario questo grazie alla corinne land cover???..adeguata alla realtà sarda? mah..ho dei seri dubbi…ci manca solo che applichino a questi terreni il RD 3267/23 e gli allevatori sardi sono apposto…Per carità..Speriamo che il problema si possa risolvere sennò gli imprenditori agricoli sardi avranno seri problemi a continuare la loro attività tanto essenziale per la Sardegna..
Io suggerirei di mandare a casa l’Assessore all’agricoltura e tutti i suoi consulenti e dirigenti.
Ma vi rendete contro che questa cosa è in essere da mesi e dobbiamo aspettare che uno che fà il segretario particolare dell’assessore ai lavori pubblici ci metta la testa e lo dica a tutto il mondo. Come se non avesse niente da fare.
Inadeguati direbbe mio nonno
Suggerirei a questo punto, visita la vicinanza temporale della nuova riforma e dunque dell’assegnazione dei nuovi titoli, di chiedere che i boschi possano essere dettagliati con i sottocodici che ne permettano la pascolabilità (molti terreni classificati a bosco 650 già prevedono, comunque, questa possibilità), non resta che richiedere che venga concessa per la restante parte. Dopo di che è auspicabile pretendere che per l’assegnazione dei titoli nuovi avvenga considerando i sottocodici e non i codici di utilizzo. Per esempio in un terreno a Bosco cod. 650 – si può applicare il sottocodice 653 pascolo arborato tara 20%., in questo caso la superficie è utilizzabile all’80 % (così detta eleggibile). Se si riuscisse a fare almeno questo, sarebbe sicuramente un forte recupero sulle superfici che caratterizzano la nostra agricoltura tradizionale.
Da figlio di allevatore mi indigno. Mi indigno perchè non se ne può piu di questo pressapochismo della politica. Questa giunta regionale è formata da tre assessori che lavorano e altri nove che non sanno che pesci prendere. Speriamo che Pigliaru faccia al più presto un rimpasto. La bionda mi ricorda molto il biondino di un tempo. Tanti convegni ma poca sostanza. Poveri noi..
Ringrazio Mario Uras.
E bravo Mario…
Ecco dove vanno i nostri soldi Pac
https://www.sardegnaeliberta.it/photo/I-fondi-Ue-guardano-a-est.pdf
………………..NUN TE REGGHE PIU’……………….
Questo DASPO deve, e può essere annullato, semplicemente perchè lo stato pelandrone non partecipa al gioco ne consegue che non può fare le regole. E allora per mancata consumazione ci rivolgeremmo alla Sacra Rota. Altro che pericolo generico, il vero cartello è il divieto di accesso alle nostre terre. Il decentramento di quest’agenzia a Roma, è la prova provata semmai ce ne fosse bisogno, di uno stato accentratore e ingordo. Al saldo, ci sarebbero gli estremi per aprire una vertenza contro questi sleali inventori di occulte gabelle abusive e onerose.
Basti pensare che la Sardegna detiene il 50% dell’intero patrimonio ovino d’Italia, e primi anche come numero di capi caprini. Insomma la penisola ci frega solo con muli asini e bardotti.
La negligenza istituzionale bipartizan impone al nostro assessorato di rivedere le condizioni, compreso il personale che invece insiste a Roma per la gestione. La sede naturale è e deve essere la nostra Isola.
Precisa analisi del l’ennesima fregatura ai danni della Sardegna e dei sardi. Facciamoci rispettare!!! Finas a S’indipendentzia!!!
Mi hanno segnalato l’articol degli amici e dopo averlo letto rimango sgomento. Questo è un bel guaio, spero che chi ha il potere di intervenire, intervenga immediatamente.
Essendo un tecnico del settore, conosco Mario Uras, come collega e come persona apprezzata nella gestione delle pratiche Gal e non solo.
Lei Assessore Maninchedda ci ha privato di una risorsa insostituibile, dopo che il Dott: Uras è andato con lei ai Lavori pubblici, tutto è rallentato, per non dire Bloccato.
Ci ha privato di una risorsa capace e insostituibile. Io che prima di un anno fà non lo conoscevo, oggi lo avrei nominato assessore all’Agricoltura ad occhi chiusi. In alternativa minimo consulente.
Basta leggere l’articolo per capire chi ne capisce..
Anticipare i tempi e i temi non è da tutti. Dettagliarli in questo modo ed indicarne la soluzione è da pochi.
Ora tocca alla Falchi, pure lei Collega Agronomo. Diamoci da fare e pretendiamo rispetto!
La domanda sorge spontanea?
Ma all’Assessorato all’Agricoltura Che fanno?
Assessore ci mandi il suo segretario cosi almeno iniziano ad imparare qualcosa