Il consigliere regionale del Partito dei Sardi Piermario Manca è intervenuto nel dibattito sulla difesa dell’autonomia speciale alla luce della proposta di riforma del Titolo V della Costituzione avanzata dal Governo Renzi
«Presidente, colleghi, è passata una giornata e mezza di acceso dibattito all’interno di quest’Aula. Abbiamo dibattuto per un giorno e mezzo su quelli che sono comunque i programmi e devo dire che ci sono stati molti spunti da parte della maggioranza e molti spunti da parte della minoranza, tutta una serie di interventi volti comunque a migliorare la situazione della Sardegna. Anche nell’ultima replica poi, il presidente Pigliaru ha ribadito, ha rimarcato che è doveroso chiedere allo Stato di allentare un patto di stabilità che ci penalizza enormemente.
Le enormi difficoltà della nostra economia, di certo non volute da noi, sono il risultato di una situazione oggettiva, di una situazione di insularità. Ma non solo questo: ci sono gli enormi costi energetici che penalizzano la nostra economia. Ebbene, signori, se è vero tutto questo, credo che tutti questi argomenti che ci hanno impegnato per un giorno a mezzo passano in secondo piano. Ma passano in secondo piano perché? Se è vero, come è vero, e io non entro nel merito di quello che vuol fare il Governo nazionale, di voler modificare e migliorare comunque la nostra Costituzione, ma mi interesso delle problematiche che all’interno di queste riforme ci appartengono, appartengono al popolo sardo, allora dico questo: ben vengano le riforme, ma tuteliamo la nostra specificità.
Io, signori, quando mi presento dico: “Io sono sardo”. Ma non sono sardo perché sono diverso dagli italiani. Sono gli italiani che mi ritengono diverso. Io non ritengo di avere gli stessi diritti degli italiani. Io l’energia la pago di più, per le mie merci la continuità territoriale non esiste. Quindi mi sento un diverso, non perché sono diverso, ma perché ho uno Stato patrigno che mi rende diverso. Quindi, signori, se dovesse passare una riforma che va a penalizzare quest’Isola, se perdiamo la nostra specificità, stiamo tornando indietro di quarant’anni. Significa che quest’Aula così grande, così ridondante, non ha più neanche la funzione di esistere. Cosa legiferiamo? Solamente nelle cose che ormai sono marginali.
Allora, Presidente, io dico solamente questo. Credo che, per quanto mi riguarda, non voglio entrare in conflitto con lo Stato italiano sulla riforma dello Stato italiano. Voglio entrare in conflitto con lo Stato italiano e difendere, invece, le mie prerogative.
Caro Presidente, io mi aspetto da lei che vada a Roma e sostenga la tesi che l’autonomia è il punto di partenza, il punto di partenza per avere sempre nuove cose e arrivare a una democrazia compiuta».
La discussione in Consiglio si è conclusa con l’approvazione di un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione a confrontarsi con il Governo in ogni sede per salvaguardare l’Autonomia speciale della Sardegna. Si invitano i parlamentari eletti nell’isola a battersi efficacemente in tal senso. Si propone l’inserimento, nel testo della riforma, di una clausola che salvi le competenze statutarie e che, nella procedura di revisione dello stesso Statuto, impedisca l’imposizione di modifiche senza il parere vincolante della Regione.