Ieri il Direttore della Nuova Sardegna ha intervistato il Presidente della Regione Sarda.
Siamo nella fase politica iniziale nella quale un Presidente può dire un po’ quello che vuole, permettersi superficialità, scivoloni, leggerezze, disinformazioni: tutto gli viene perdonato perché non è stato eletto per un programma ma per una suggestione. Quindi il suo compito, in un mondo nel quale non è importante capire e servire la verità, ma convincere e tenere unita la maggioranza che lo ha eletto, è stato fedelmente assolto. In sintesi, Solinas si è svelato ieri per quello che è e ha svolto la funzione che gli compete. Cossiga, suo maestro (nella gioia ma non nel dolore) diceva che governare è far credere, cioè narrare con le parole la realtà attesa dagli altri non quella effettivamente praticata. Si chiama strategia del fumogeno allucinogeno: far credere una cosa e farne un’altra. Far credere di fare una nuova continuità territoriale e in realtà distruggerla.
Ma se questa è la prassi di un Presidente, non lo è certo di un giornalista.
Ieri l’intervista poteva essere intitolata: Sdraiatissimi al sole con Solinas. Perché i grandi giornalisti sanno che un’intervista deve essere accuratamente preparata per poter sviluppare le domande a seconda delle risposte. Per esempio, quando Sergio Zavoli intervistò Mario Moretti, si vide chiaramente che non sapeva alcune cose che oramai erano e sono agli atti del caso Moro, e il ferocissimo capo delle Br poté svicolare allegramente con risposte che oggi gridano vendetta. Ora però, mentre di Moro si sa tutto e niente (perché la verità è stata nascosta in qualcosa come un milione e settecentomila pagine), del Solinas politico si sa tutto. Per esempio: il problema non è la competenza degli assessori, che deve essere dimostrata, ma la matrice, o meglio la fedeltà alla matrice politica. Il problema su cui occorreva far parlare il Presidente è quello dell’esplicitazione dei motivi per cui un governo che tiene insieme la maggioranza fino ai decimali e che ha trovato la sua sintesi in dodici persone non tutte di comprovata esperienza e capacità, possa di conseguenza saper governare la Sardegna. Faccio un esempio dei rischi cui si è esposti. Il ministro Toninelli, che prima di assumere la carica non sapeva una cipolla di infrastrutture, nel dicembre del 2018 parlò di investimenti per la continuità territoriale di Crotone. È evidente che si trattava di una grande fesseria, ma Toninelli non doveva, allora, dire cose serie, perché il suo compito non era governare, ma rappresentare la sua parte. Così in Sardegna è inutile dire che Chessa è inadatto al Turismo o che la Satta non sa in quale difficilissimo e sofisticatissimo assessorato è seduta; l’uno e l’altra sono funzionali alla maggioranza, non al governo. Come si fa emergere tutto questo in un’interrvista? Questa è l’abilità da dimostrare, non pensare di fare un’intervista surfista, che sta non dico in superficie, ma un centimetro sopra l’acqua, un’intervista levitante, e poi sperare di vendere qualche copia con le reazioni all’intervista. È uno schemino vecchio come il cucco cui non abbocca più nessuno. Le interviste o dicono ciò che ancora non è stato detto o non vengono lette se non da chi le legge per il gusto, come me (ho riso molto).
Poi c’è la perlina. Tre domande in rapida successione sulla laurea di Solinas: “Chiariamo definitivamente la storia della laurea. Ce l’ha o no?”; “In che cosa?”. “Come mai è nata questa polemica?”.
Vorrei dire al callidissimo Direttore della Nuova Sardegna, alla desert fox del giornalismo italiano, che forse gli è volutamente sfuggito che il problema non è “se” Solinas sia laureato, ma “come“. È chiaro Direttore? La domandina da fare era: “Come si è laureato?”. Qui sta il punto, questa è la questione che il Direttore, in buonissima e compassata compagnia, non vuole affrontare: come si è laureato Solinas? E poi, a seguire, il Direttore poteva chiedere: “Quando ha pagato le tasse per il 2016? Nel 2016 o nel 2018?”. E poi ancora: “Come ha potuto sostenere gli esami nel periodo nel quale non risultava iscritto?”. E poi ancora: “Può cortesemente pubblicare la sua tesi di Laurea, in modo che tutti i cittadini sardi possano apprezzare i suoi sforzi conclusivi della carriera universitaria?”.
Ma la più bella delle domande fatte, non di quelle mancate, è la terza: “Come mai è nata questa polemica?”. Ma dico, perché non farla diversamente e chiedere direttamente: “Ma chi sono i cattivoni che le chiedono di essere trasparente? Ma come si permettono di pretendere che le regole valgano per tutti? Ci dia, Vostra eccellenza, una parola di conforto contro questi impertinenti”. Ho riso a crepapelle. Bravo, Direttore. Bravissimo. Mi ha regalato la possibilità di sorridere.
Oggi è l’86esimo giorno di silenzio della Nuova Sardegna sulle legittime domande sulle procedure di laurea del Presidente della Regione.