Ammalarsi in Sardegna è molto pericoloso. Può capitare di subire un intervento oncologico, di subire poi un trattamento di radioterapia e trovarsi infine con i tessuti bruciati che nessun chirurgo è più in grado di cucire e morire. Può capitare di fare due tac chiarissime, con il tumore che riprende a crescere e che ti avvertano della situazione dopo mesi. Può capitare di essere investiti, di andare con le proprie gambe al Pronto Soccorso con un forte mal di testa e di stare in codice verde per nove ore di fila senza neanche un esame obiettivo. Può capitare che si sterilizzino le lenzuola e i vestiti dei medici e degli infermieri oltre Tirreno; può capitare che prima si neghi il personale e poi si chiudano gli ospedali di periferia, con il fondato sospetto che si sia negato il personale proprio per chiuderli. Può capitare che si mantenga il numero chiuso in Medicina, si mantenga l’assurdo reclutamento nelle scuole di specializzazione e che alla fine manchino i medici. Chi ha sbagliato la programmazione? Può capitare che si concepisca il Mater Olbia come un grande intervento per fare il primo centro di eccellenza cristiano-musulmano con investimenti privati e un grande bacino orientale, europeo e africano chenon ha, per le sue dimensioni, bisogno di accreditamenti, ossia di rimborsi per prestazioni, da parte della Regione, e poi si finisca per fare un ospedale comune che sottrae i posti letto e il personale agli altri ospedali sardi e si regge sul meccanismo vecchio come il cucco per il privato anticipa e la REgione rende. Tutto questo si può fare perché la gente ha scelto di non sapere e di non ricordare. Ma in Italia può anche succedere che se un politico si porta dietro in Cina, a carico dello Stato, la sua segreteria, la magistratura apra un’inchiesta; se lo fa un Rettore e magari non solo la segretaria, ma anche i figli, è tutto regolare.
Oggi ricorre l’82simo giorno di silenzio della Nuova Sardegna sulle legittime domande sulle procedure di laurea del Presidente della Regione.